giovedì 6 aprile 2017

Un passo avanti a me

Lui è lì in mezzo agli altri e piange. La maschera di Capitan America gli copre i riccioli biondi, il laccio gli pizzica il mento, il moccio gli cola dal nasino.
Ho sgomitato per intrufolarmi fra mamme, nonne, papà con tablet e smartphone a caccia dello scatto perfetto. Io mi piazzo lì immobile, lui mi vede e smette di piangere. Mi si smuove un mondo dentro, mi si torcono le budella, un nodo grande come un cocomero mi sale in gola e sfodero il sorriso più bello e più dolce che gli abbia mai potuto riservare.
Poi arriva la mia principessa, mi saluta distratta, pretendo un bacio di sfuggita. La guardo da lontano, l'unico modo in cui la si può guardare.
Matilde è così... sfuggente. Un piccolo vulcano di emozioni, un'anagramma indecifrabile. Matilde la guerriera, forte nella battaglia, quale nome più azzeccato.
Usciamo dall'asilo mano nella mano, tutti e tre.
Andiamo al centro diurno dalla nonna bis. Mia mamma cammina veloce, sempre un passo avanti a me. Lei è sempre un passo avanti a me, in tutto.

Siamo sole io e lei, in giardino.
Dalla sala del centro diurno arrivano le note di qualche canzone anni '60. I bambini si rincorrono nel prato.
Oggi ho fatto un'eco, avevo sentito qualcosa al seno destro”.
Lei mi guarda.
In un attimo sembra giustificare tutto: i miei silenzi, il mio malumore, le mie porte sbattute, le urla ai bambini.


Ok... Adesso che si fa?”

Lei è già partita.
Ha già riavvolto il nastro.
Lei sono io un anno e mezzo fa. Ci riguardiamo negli occhi e senza parole ci facciamo di nuovo la stessa promessa. Non sappiamo neanche contro cosa dobbiamo combattere ma io e lei siamo nate per combattere.
Ho traslocato un quarto del mio fardello su di lei. Fa meno male, molto meno male.



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