lunedì 31 luglio 2017

Tu sei da studiare!



Da due mesi a sta parte è sempre venerdì. Il venerdì mi alzo, mi lavo, mi agghindo, mi sfamo, mi metto in attesa del mumy taxi.
Allarme sonoro della cintura per 40, 50 secondi... adesso la attacco.
Lei che rallenta sempre allo stesso svincolo... no devi andare dritta.
30 centesimi nel parchimetro, parliamo delle solite cose, rabbrividiamo all'entrata dell'ospedale, l'aria condizionata fredda. Il profumo di caffè e brioche appena sfornate, i quadri coi bimbi prematuri a destra, le scale per andare al piano zero. Il corridoio lungo, la luce del sole che filtra dall'ultima finestra. La mia stanza, il mio posto, il mio letto, il mio lenzuolino para spifferi. L'acqua, i cracker, il libro sul comodino, le solite facce, i soliti sorrisi.
L'antistaminico
L'antiemetico
Il cortisone
Il taxolo
La fisiologica.
Arriva Antonio.
Da due mesi è sempre venerdì.
Poi si mangia, qualsiasi cosa, perchè ho fame.
Poi si dorme, perchè ho tanto tanto tantissimo sonno.
Da due mesi è sempre venerdì.
Prima era diverso. Fare la chemio ogni 21 giorni ti ammazzava per tre ma poi diventava quasi un ricordo fino al ciclo successivo, adesso è come timbrare il cartellino e non voglio perderne uno e se il mio doc mi dice che qualcosa non va, che quei sintomi strani li devo tenere sotto controllo, che i formicolii non vanno bene e le unghie fanno male... quasi mi arrabbio, perchè io alla fine di questa mille siepi ci voglio arrivare.

Da due venerdì è diventata una sfida.
Dopo il riposino pomeridiano è cominciata la super vita.
Quella tosta, quella che mi fa dire #IoNonMolloMai e #BeStrong.

Sant'Anna Race. 4,5 km per far capire a tutti che ci sei, ce la fai, che le gambe tengono se la mente è salda e quando le gambe cedono ci sono quelle di altre 50-60-70 persone che camminano con te, affianco a te e per te. Volti bellissimi, sorridenti, nonostante la stanchezza, il caldo, le terapie presenti o passate, nonostante le bandane colorate o i foulard annodati, nonostante le teste scalze.
“Voi correte runners, correte veloci! Noi abbiamo un altro traguardo, molto più importante, molto più difficile... noi arriviamo con calma e senza fretta perchè comunque abbiamo già vinto in partenza!”

Sabion Volley, tre giorni di pallavolo, risate, amici, birra e Mojito. Tre giorni per capire che le mani sono ancora buone, i piedi ci arrivano anche se non senti tre dita, che se la alzi a Michele in qualche modo la palla va giù. Calzini fucsia e pantaloncini con le paperelle, festeggiare ogni punto e cantare la nostra canzone. Darsi la mano anche quando batti sotto la rete ed essere amici di tutti anche di quelli che ti fregano la panca all'ombra o non conoscono il ballo di gruppo. Giocare con tuo marito e tuo fratello finchè i tuoi bimbi rotolano nella paglia o si infrangono nelle reti del campo.
“Tu sei da studiare” mi ha detto oggi una chemioamica.... fantastica!
Sai cosa mi dà tutto questo? Un'adrenalina che vince qualsiasi dolore, qualsiasi sconforto e qualsiasi brutto pensiero.

Ieri sera sul palco del Sabion c'erano poche cose da dire. Erano tutti troppo stanchi e troppo allegri per stare ad ascoltare questa che chissà cosa mai ci vorrà dire.
Ho solo mostrato un reggiseno.
Un reggiseno ormai famoso però.
Ho mostrato il Fucsiawonderbra.
Questo mi ha salvata e condannata, ho detto... ma sono qui, e nonostante tutto ho riso, cantato, ballato ma soprattutto ho giocato in maniera che riterrei superlativa proporzionata al mio grado di salute...
Sono qui e ho un tumore al seno ma ve lo racconto perchè in questa piazza ci sono tante, tantissime ragazze belle, sorridenti, stanchissime, magari alticce, magari ignare del fatto che basta un controllo, bastano due mani messe bene per salvarti la vita.
Per due minuti esatti è calato un silenzio che ha fatto più rumore di tutta la musica a palla sparata per tre giorni di seguito.
Fucsiawonderbra c'è e non abbiate paura ragazze.
Non abbiate mai e poi mai paura.
Questa sera trovate la scusa buona per farvi coccolare un po' di più e coccolatevi anche voi...
Ma non abbiate mai e poi mai paura!
E festa sia, Fucsia Mojito sia.

Cento ragazzi hanno indossato una maglietta.
Ce la faremo anche stRavolta ne sono sempre più convinta.
Aspetto le vostre foto, qui, ora, adesso...

Ma prima imparate a volervi bene.  

martedì 25 luglio 2017

La mia mumy


La mia mamma si chiama Patrizia ed è un vortice di energia.
Credo di aver ereditato occhi, naso, carnagione e stazza da papà, un elegante mix di pregi e difetti da entrambi. Ma non ho assolutamente i lineamenti appuntiti, le gambe lunghe e magre, la matematica precisione e la propensione amministrativa di mamma. Riesce a gestire con incredibile naturalezza una casa gigante, quattro nipoti, una nonna birichina e assurdamente gelosa e capricciosa, due figli persi nelle loro complicate vite quotidiane, una società sportiva con centinaia di atleti, un paio di corsi di ballo all'anno, il teatro, il cinema e le amiche, un cane in affido temporaneo, le piccole manutenzioni quotidiane, la mia biancheria da stirare, i fiori in giardino, le feste della pallavolo, i camp estivi. Cucina in media per otto, dieci persone al giorno e distribuisce una quantità smisurata di tupperware, scatoline del mascarpone o della ricotta o pirofile di lasagne, melanzane, pomodori ripieni, zucchine trifolate o arrosti vari. Se trova la tua casa incustodita non si trattiene dal ribaltarla, cambiando lenzuola, riassettando bagni e traslocando ragnetti che ormai avevano la residenza nelle tue stanze. La mia mamma sa fare l'orlo a un pantalone, sa vangare l'orto, sa smontare una tubatura e compilare un 730. Sa addormentare un neonato, sfamare un bimbo inappetente e rimproverare chi svaligia le dispense.
La mia mamma era una donna manager. Viaggiava con borsetta e valigetta, più le sporte della spesa. Nel suo armadio c'erano solo tailleur, camice e una montagna di foulard. Sul comodino un filo di perle, i soliti anelli e qualche bracciale che toglieva solo per fare le pulizie, rigorosamente senza guanti.
La mia mamma lavorava tantissime ore al giorno e quando tornava lavorava altrettanto.
Però ricordo i balli in cucina con papà, le canzoni di Gianni Morandi finchè stirava la biancheria, le commedie italiane alla tv tra il lavoro arretrato, le pentole che bollivano e i nostri zaini pronti in corridoio.
La mia mamma è una donna bellissima, ancora innamorata dell'unico uomo della sua vita.
Papà se ne andato cinque anni fa.
Nessun rimpianto dice lei.
Abbiamo goduto appieno ogni giorno, ogni ora, ogni momento. Abbiamo viaggiato, ballato, vissuto e amato ogni attimo che ci è stato concesso... Dice lei...
Fanculo, dico io!
E secondo me... ogni tanto lo dice anche lei.
La mia mamma si è ammalata quasi due anni fa. Qualcuno non se n'è nemmeno accorto. Si è caricata il suo drago in spalla, l'ha portato a spasso per un po'. Ha affrontato tutto con la fierezza di un leone. Non è mai caduta anche se le era concesso. Ha accettato il cambiamento e adesso vive in quel limbo in cui stanno tutti quelli che hanno conosciuto la battaglia e ne escono vincitori ma segnati e in allerta.

Mi stavo lavando le mani dopo aver fatto pipì, nel bagno della mia stanza del day hospital di oncologia. Mamma era tornata a prendermi. La porta chiusa. Ascoltavo il rumore dell'acqua che lasciavo scorrere passivamente sui miei polsi.
Ti ho sentita mamma.
Ti ho sentita per la prima volta lamentarti.
L'hai fatto finchè ero in bagno e credevi non potessi sentirti.
Hai detto a un tuo coetaneo che stava facendo la chemio in stanza con me che non è giusto.
Che a 36 anni con due bimbi piccoli non è giusto. Che voi la vostra vita l'avete vissuta...
Poi ti sarai sicuramente asciugata le lacrime, avrai rindossato il tuo sorriso e io sono uscita dal bagno.

Ho trovato la casa pulita e ordinata e la cesta della biancheria sporca era magicamente vuota.

No, non è giusto mamma, non è assolutamente giusto.


E comunque ti voglio bene... un bene immenso che non riempirà mai il mio grazie quotidiano.  

giovedì 20 luglio 2017

Emma


Avrai lenzuola fresche di bucato e morbidi peluche da coccolare.
Avrai vestitini rosa e forcine con i fiorellini.
Tenderai le tue manine strappando sorrisi e parole incomprensibili a mamma e papà.
La tua pelle profumerà di fiori di cotone e pesca e avrai il sapore del buono.
Avrai cieli di stelle tutte per te e giornate di sole ad illuminarti il viso. Correrai nel vento e raccoglierai piccole margherite.
Mangerai un gelato lasciando colare il cioccolato fra le dita e ti sporcherai anche l'ultimo pantaloncino pulito.
Ascolterai storie di principesse, folletti e maialini e disegnerai bambini con dieci dita e palloncini e alberi con le mele.
Lancerai la pappa che la tua mamma ti preparerà e pur arrabbiata te ne preparerà di nuova.
Canterai le canzoni di Peppa Pig e dei Guns e ascolterai gli U2 con la maglietta di Masha e Orso.
Ti sbuccerai un ginocchio e metterai un cerotto a forma di Winx e piangerai fino a bagnarti la maglietta. Poi basterà un bacino e tutto sarà passato.
Correrai veloce con la tua bicicletta nuova e ti arrampicherai sull'albero ai giardinetti e sull'armadio della tua cameretta.
Dipingerai con i colori a dita e il fiore più bello lo farai sul muro della tua stanza. Il tuo papà si arrabbierà ma terrà per anni la tua opera d'arte.
Conoscerai la tristezza quando la mamma chiuderà quella porta e conoscerai la gioia quando la mamma riaprirà quella porta.
Stringerai forte una mano per attraversare la strada, per salire le scale, per danzare un ballo matto e vorrei tanto che quella mano fosse la mia.
Non ti prometto miracoli, piccolo grande tesoro. Non riuscirò mai a ricambiare un dono così grande come quello che tu hai fatto a me.

Hai messo la tua piccola vita nelle mie mani e mi hai ridato speranza.

Non può esistere solo tristezza se esisti tu.
Non può esserci solo dolore se esisti tu.
Non può andare tutto male se esisti tu.
Tu sei vita, sei forza, sei speranza.
E poi un giorno ti racconterò una storia come a Giacomo e Matilde e non avrai paura perchè anche tu imparerai che i draghi si possono sconfiggere.

Benvenuta Emma, il miracolo della vita.

giovedì 13 luglio 2017

Ho scelto la vita




Nell'ultimo mese ho attivamente presenziato a diversi eventi, sono uscita quasi tutte le sere, ho giocato a un torneo di pallavolo, continuo a lavorare, impiegandomi come meglio riesco nel limite del possibile. Faccio le mie passeggiate, gioco coi miei bimbi, organizzo cene e aperitivi. Mi sono messa in ascolto del mio corpo e della mia mente, accettando la stanchezza, gli sbalzi d'umore, i sintomi più o meno pesanti di una inevitabile terapia.
Mi guardo allo specchio e mi trovo sorprendentemente piacevole. I miei occhi continuano a sorridere e traspare una consapevole speranza che vorrei fosse contagiosa.
I miei esami del sangue oggi sono quasi perfetti e domani affronterò la mia sesta seduta del secondo ciclo di terapie.
La mia amica Samu ha il serio sospetto che mi stiano iniettando qualcosa di strano, qualche siero magico sconosciuto.
Non è facile e giuro che non mi fanno sconti.
Sorvolo sulle ore di catalessi in cui il mio unico scopo diventi dormire, sulle unghie ingiallite e doloranti dal Taxolo, sui formicolii che a volte mi rendono insensibile e dall'andatura incerta. Sorvolo sul desiderio di scappare, di mandare tutto e tutti a quel paese e rifugiarmi in uno di quei posti in cui giri in bikini e infradito e a pranzo puoi mangiare cocco con i piedi in ammollo. Sorvolo sulle ore di insonnia notturna, regalino del cortisone, durante le quali combatto le battaglie più difficili con i mostri della mia mente, con le foto cancellate e le speranze confuse. Sorvolo sulla fame nervosa, da combattere con gallette di mais, estratti di sedano, carote e zenzero quando vorresti solo trangugiare anche il vaso della nutella o leccarti tutte le dita, una ad una sporche di Dixi.
Sorvolo e scelgo la vita.

È impegno, allenamento costante, sforzo fisico e mentale.
È ginnastica quotidiana. Nell'animo rimango una coach provetta. Una che stabilisce un percorso e delinea un piano d'azione.
Bisogna conoscere esattamente il proprio obiettivo.
E bisogna sognare... in grande e poi agire.
Non ci viene regalato nulla e nulla ci viene gettato addosso. Siamo pienamente responsabili delle nostre azioni.
Io ho scelto la vita.
Ho deciso che devo stare qui perchè devo realizzare il mio progetto.
Ho preso Claudia le ho ridato i suoi 9, 10 anni. Un'età consapevole e le ho chiesto di riprogrammarsi.
Cosa volevo veramente? Cosa sognavo? Cosa mi hanno tolto la stanchezza, il lavoro, le bollette da pagare, la fretta? Ho preso i miei sogni e li sto facendo maturare ma soprattutto ho scelto di fare solo ciò che mi fa stare bene.
Comprendo benissimo la difficoltà di collimare sogni, aspettative e conto in banca.
Comprendo quanto sia più essenziale portare in tavola la cena che farsi le unghie dall'estetista.
Comprendo, ne prendo atto ma non mi arrendo.
Sono tornata a scrivere, libera... come quando da bambina raccontavo nei miei diari la vita di tutti i giorni e sognavo i miei libri e ne disegnavo le copertine.
Sono tornata a progettare la filosofia del “bellessere” e so che riuscirò nel mio intento di renderla concreta, vera e alla portata di tutti, anche di chi non ci spera più, anche di chi non spera più.
Chi sogna per se vince, ma chi sogna per se e per gli altri, vince due volte.
Io ho scelto la vita.
La vita bella.
La vita che vive e non si arrende.
Ho preso il mio drago, ne ho fatto un compagno di strada e adesso non mi si può fermare perchè quando Claudia si mette in cammino, arriva sempre alla meta.

Ho scelto la vita.

mercoledì 5 luglio 2017

Il mio supereroe


Il mio eroe trabocca di boccoli biondi, sputacchia quando parla e ride in continuazione. Ha la grazie di un elefante in una cristalleria e non riesce a stare solo.
Il mio eroe ha paura delle api, dei ragni e delle formiche ma non ha più paura dei draghi e da grande cucinerà torte buone come quelle che fa la mamma. Ha una bicicletta bianca e rossa e potrebbe pedalare fino in campo al mondo in cambio di un gelato al cioccolato o di una porzione di patatine fritte.
Il mio eroe mi viene a trovare tutte le notti perchè sennò la mamma si sente sola. Si rigira nel letto come un cavallo imbizzarrito e scalcia come un mulo, ma è capace di coccole appiccicose e baci sbrodolini.
Il mio eroe nei disegni è sempre piccolissimo. Non supera in altezza un fiore, una palla o la nostra Pipita, ma ha un cuore grande come una casa e se sbaglia chiede sempre scusa.
Il mio eroe ti ripete cento volte la stessa cosa con un vocione che stona con i suoi non ancora 5 anni ma si ricorda esattamente chi ha segnato in qualsiasi partita della Juve o la marca del trattore su cui è salito tre anni fa.
Il mio eroe mi scalda il cuore, mi ruba l'anima, mi manda in estasi.
Adoro la sua faccia tonda, i suoi occhi a pallina azzurri come il mare, verdi come i prati e grigi come la nebbia, la sua panciotta liscia e le cosciotte da mordere.
Il mio eroe mi prende per mano, tutte le sere e mi dice che passerà. A nemmeno 5 anni mi dice che passerà e mi chiede di pregare e io allora prego con lui.
Angelo di Dio, amico della luna e delle stelle, di tutte le azzurre cose belle, raccogline una dal Paradiso, portala a me con il tuo sorriso e con le tue ali vola quaggiù, per non lasciarmi angioletto mai più”.
Il mio eroe gioca a pallone e sogna Dybala e Higuain, costruisce robot con i Duplo e verrà a salvarmi con Capitan America e l'Uomo Ragno.
C'è solo un motivo per cui riesco ancora a piangere... A volte ho paura che non ce la possano fare nemmeno i supereroi.
Poi mi fermo perchè voglio credere ai suoi sogni.
Il mio eroe mi difende.
L'altro giorno scendendo le scale dell'asilo un bambino gli ha detto:
Che brutta la tua mamma senza capelli”.
Non mi sono offesa, ci mancherebbe, con lui e la sua lingua lunga ho fatto figure ben peggiori...
Ma lui si è fermato, gli si è avvicinato, gli ha messo le mani sulle spalle (e lì ho avuto un po' di paura) e gli ha risposto:
Tu sei brutto e la mia mamma è bellissima!”.
L'ho preso per mano, ho sceso le scale evitando di incrociare altri sguardi e mi sono incamminata verso casa.
Sentivo il peso del suo broncio sulla manina...
Sei arrabbiata mamma?”.
Allora mi sono fermata, l'ho abbracciato forte e gli ho detto:

Grazie amore... tu.. sei il mio supereroe!”