lunedì 29 maggio 2017
giovedì 25 maggio 2017
Mappe concettuali
Quando
sto ferma penso, quando penso scrivo oppure formulo.
Quando
formulo disegno. Niente di artistico, anzi ho pessime abilità
grafiche. Disegno i miei pensieri.
In
realtà tutto questo ha un nome e si chiamano: Mappe concettuali.
Nel
2012 ho fatto un master in Formazione... bellissimo. Peccato che poi
ho preso il mio foglio di carta, l'ho portato in giro per un po', poi
me l'hanno riposto in un cassetto e si sono dimenticati di me. È
capitato spesso nella mia vita. Peggio per loro, mi sono ripetuta
arrogante e fiera e ho continuato a formulare.
Le
mappe concettuali non sono altro che la rappresentazione grafica dei
concetti, delle relazioni fra loro. La cosa magnifica è dare un
concetto in mano a degli studenti e chiedere loro di sviluppare una
mappa. Al termine di questo strabiliante processo arrivano a
sviscerarlo, scoprono di conoscere più di quanto potessero
immaginare, perchè la conoscenza è gia insita in ciascuno di noi.
Oggi
la mia mappa concettuale mi ha portata In Villa, passando attraverso
una locandina e il centro stampa. In Villa ho ritrovato il fucsia
ovunque: nei dettagli, nei nastri, nelle rose.
Dalla
Villa dovevo raggiungere la scuola di Giacomino passando attraverso
la verdura raccolta con amore da un collega.
La
maestra di Giacomo mi ha parlato di un bimbo buono e pasticcione,
gentile e goffo. Per me sempre bellissimo. Nella mia mente la mia
mappa apriva un orizzonte ancora più ampio in cui lo vedevo
rincorrere un pallone, scivolare, cadere, sbucciarsi un ginocchio,
riprendere palla e fare goal, gridando Dybalaaaa!!! Mi ha proposto un
libro per le vacanze. Le ho detto serenamente che Giacomo
quest'estate farà il libro che non ha fatto lo scorso anno, colorerà
i pesciolini e gli orsetti. Disegnerà coi gessi nell'asfalto,
raccoglierà il fieno col suo trattore e conterà tante volte da uno
a venti numerando le formiche, le lucertole e i grilli del campo. Lei
ha sorriso e mi ha detto: hai ragione!
Ma
la mappa della giornata non era finita. C'era un altro appuntamento
da raggiungere.
Gelateria,
aperitivo, Raggio di Sole, psicologa.
Chi
sono io lo so, cosa voglio, credo di saperlo... Proviamo a formulare:
Fucsiawonderbra,
donnamogliemamma, giovane, vita, vita oltre il cancro, speranza,
gioia, positività, passando attraverso il futile e il dilettevole.
Fucsiawonderbra
che non vuole solo sentir parlare di terapia, chemio, globuli bianchi
e interventi demolitivi.
Fucsiawonderbra
vuole pelle che brilla, stare in compagnia, mens sana in corpore
sano. Bellezza. Fucsiawonderbra che ascolta tutte le anime belle che
si vestono di luce e non chiedono solo come sarà l'intervento o che
effetto fanno le rosse, ma anche dove ho fatto le sopracciglia,
perchè medito, perchè mi piace lo yoga, come si indossa un foulard,
quale massaggio mi rilassa di più, se possono mettere lo smalto.
Mappe
concettuali e un disegno gigante sopra la mia testa in cui compaiono
mille idee e mille splendidi volti di amici e amiche che hanno scelto
non di sopravvivere ma di benvivere oltre!
Me
ne vado dal mio appuntamento con la mia nuova mappa in testa e un
caotico casco di pensieri che mi rendono solo tanto felice.
Quando
recupero Giacomo e Matilde, mi corrono incontro.
“Mamma
sei bella”
“Sei
felice?”
Si,
sono felice!
“Hai
fatto cose belle?”
Si,
molto belle!
“Hai
sconfitto il drago?”
No...
non ancora, ma stiamo combattendo tutti insieme.
Anche
Giacomino ha le sue mappe concettuali.
“Allora
andiamo a casa, perchè io ho tanta fame!”
lunedì 22 maggio 2017
come sto
Vuoi sapere come sto? Allora, nel
dettaglio oggi ho impiegato circa 18 minuti ad alzarmi dal letto. Mi
sono girata sul fianco destro, ho tirato fuori le gambe, ho puntato
le mani sul materasso e ho raggiunto la stazione seduta. Prima di
alzarmi mi girava già la testa, mi si è ripresentata la pasta della
sera prima, ma era integrale quindi è tornata al suo posto. Ho
meditato seduta sul divano, mentre cercavo di farmi scivolare dalla
mente i soliti pokemon che affollano i miei pensieri quando non sono
totalmente in asse.
Ho buttato il latte di riso... No, oggi
non andava e in generale il latte di riso non va.
Mi sono perfettamente truccata e ho
annodato il mio foulard con una nuova tecnica faidate.
Ho combattuto tre quarti della
mattinata con una nausea che non ricordavo. Se non fossi stata
perfettamente consapevole del mio stato di salute avrei investito
altri 13 euro in un test di gravidanza.
Le mie colleghe mi sono venute in
soccorso con caramelle allo zenzero (funzionano amiche e...
bellissima la confezione con donna col pancione e drappo viola) ed
essenza alla menta (funziona ma ti resta addosso)... il mix mi ha
concesso un lauto pranzo a base di anguria e melone. Oggi mi andava
la frutta.
Ho fatto circa 6/7 microsonni
ogniqualvolta mi sono ritrovata ad appoggiare la testa su una
superficie piana. Paradossalmente il momento migliore della giornata
è stata l'ora in palestra con le mie micro atlete. Sarà che
facevano così tanto casino loro da non farmi avvertire il casino
dentro di me.
Beh ecco... breve storia triste di una
giornata non proprio per la quale.
Ma tutto sommato se mi chiedi come sto,
rispondo ancora: bene! Perchè porcaccio mica ho l'influenza o la
biricella!
Ogni tanto bisogna essere obiettivi.
Il boss mi ha detto che sarebbe stata
più dura del solito e aveva ragione... tutto qui.
Non voglio fare l'eroina, non fingo,
faccio quello che riesco, come riesco.
Questa sera nella mia camera sembrava
fosse scoppiata una bomba: c'erano circa sei paia di calzini
spaiati sparsi nel pavimento, il pigiama della settimana scorsa, un
pile e una canotta fra le lenzuola.
I letti dei bambini erano ancora
sfatti, il piumone di Giacomo sul pavimento.
La lavastoviglie l'ho accesa alle 21.30
dopo il sesto microsonno.
La biancheria stesa ieri l'ho raccolta
croccante prima di ributtarmi a letto.
Quindi no, non sono un eroina. Oggi ho
fatto un quarto delle cose che avrei fatto mesi fa, ma se mi chiedi
come sto ti ripeterò ancora: bene.
Poi mi è venuta in mente una
canzone... Vasco non è fra i miei preferiti ma qui ci azzecca in
pieno:
“Vivere
E sperare di star meglio
Vivere vivere
E non essere mai contento
Vivere vivere
E restare sempre al vento a
Vivere e sorridere dei guai
Proprio (così) come non hai fatto mai
E pensare che domani sarà sempre meglio”
E sperare di star meglio
Vivere vivere
E non essere mai contento
Vivere vivere
E restare sempre al vento a
Vivere e sorridere dei guai
Proprio (così) come non hai fatto mai
E pensare che domani sarà sempre meglio”
Vivere...
e sorridere dei guai, proprio come non hai fatto mai!!!
Forse
essere felici è una predisposizione mentale e io sono geneticamente
modificata. Ma non mi va di abbattermi. Ascolto il mio corpo,
rispetto i messaggi che mi lancia e vado avanti. Circondandomi di
luce e positività.
Ho
scelto di non perdere mai il sorriso, senza mentire.
Mi
spiace, ma sto chiudendo la porta al buio e ai portatori di
oscurità... mi fanno male.
Se
il mio male fosse il sorriso allora vorrei contagiarvi tutti.
E
comunque si... nonostante tutto sto bene e domani vado a farmi
coccolare e a cercare un rimedio per stare meglio, perchè domani
sarà sempre meglio!!!
giovedì 18 maggio 2017
Buonanotte chemioamici
Giovedi mattina: prelievo. Indico
accuratamente la vena da pungere, comincio a diventare una bisbetica
rompipalle, una di quelle che ho sempre odiato, ma sai com'è questo
braccio lo voglio preservare e questo comincia a farmi male.
Colazione al bar ma mi porto i biscotti
da casa. Comincio a diventare doppiamente una bisbetica rompipalle,
una di quelle che ho doppiamente sempre odiato, quelle che chiedono
il caffè d'orzo, schiumato con latte di soia freddo in tazza grande
possibilmente calda.
Due chiacchiere, tanti volti
conosciuti. Qualcuno non mi vede o finge di non vedermi. Comincio a
diventare triplicemente una bisbetica rompipalle, una di quelle che
ho triplicemente sempre odiato: “mi ha vista, lo vedo e non mi ha
salutata... bruto!!! Di cosa ha paura?” E vai di delirio mentale,
ignorando il pudore, la timidezza di chi guardandomi probabilmente
non sa proprio cosa dirmi!
Qualcun altro, buon per lui si ferma,
mi abbraccia, si racconta e vuole sapere. Io non ho problemi, parlo,
racconto e quando dico sto bene, è perchè sto bene davvero...
davvero!!! E non sono una bisbetica rompipalle, perchè se mi
sorridi, sorrido, se mi parli... parlo. Diciamo così: potrei essere
uno straccio, invece reagisco bene. Nessun effetto collaterale
impossibile da contrastare, umore altalenante ma tutto sommato in
asse, il fisico tiene. Sono una simpatica bisbetica... a comando.
In una mattinata di ferie ho ribaltato
due cantine, quella della mamma e la mia. Ho fatto una cernita del
“non metto più”, il sacco per i bisognosi e il guardaroba per la
piccola Emma che nel pancione di mamma Laura scalciava finchè noi ce
la ridevamo sedute a gambe incrociate sul pavimento freddo.
Ho cucinato pesce a pranzo e cena, ho
sperimentato due ricette nuove, ho rotto un altro bicchiere (il terzo
questa settimana), ho lavato due bagni, i pavimenti, corretto un tema
(e apportato qualche modifica... la mamma in italiano ha licenza di
uccidere), giocato a pallavolo in giardino e fatto passeggiatina
serale.
Quindi, non prendiamoci per il culo:
non faccio le 1500 cose che facevo prima ma ne faccio circa
900/1000... quindi un po' ci resto male quando Andrea del day
hospital mi chiama per dirmi che i miei simpatici globuli bianchi
sono un po' pochini, che domani mi devono rifare un altro prelievo
(uffi) e che potrei non fare la terapia (uffi e riuffi).
Perchè è così, quando sei in ballo
vuoi ballare, quando la guerra è dichiarata vuoi combattere.
Mi chiudo cinque minuti in me stessa,
poi mi arrivano due tre messaggini, quelli giusti. E qui devo
ringraziare loro: il mio speciale esercito di combattenti. Tutte le
amiche e gli amici con i quali non servono grandi preamboli: le rosse
sono le rosse, il port è un port, la nausea si combatte con lo
Zofran e se non basta c'è il Plasil.
Gli amici delle poltrone blu, quelli
che “si anche a me è successo, ma non ti preoccupare!”.
E allora, in tutto questo schifo, la
mia benedizione! Perchè condivisione è scambio vicendevole: è dare
e ricevere...
Questa sera il mio pensiero va a tutti
loro che rendono normale quello che per il mondo intero non lo è,
quelli che combattono ogni giorno e trovano il tempo per una parola
di conforto.
Domani vedremo, sarà quel che sarà,
altrimenti... mi rimetterò in fila, metterò in riga i miei globuli
bianchi e li farò arrivare belli pronti al loro appuntamento.
Buonanotte chemioamici!!!
“Non
temere il drago
Fermerò
il suo fuoco
Niente
può colpirti dietro questo scudo
Lotterò
con forza contro tutto il male
E
quando cadrò tu non disperare
Per
te io mi rialzerò”
lunedì 15 maggio 2017
Buon compleanno Bluetta
Cara Matilde, oggi compi 9 anni e hai
voluto indossare il tuo fiocco rosso. Quel cerchietto lo abbiamo
comprato più di 5 anni fa, lo portavi sempre, ti sono sempre
piaciute le cose “sobrie” come le chiamiamo noi. Un cerchietto
rosso grande come tutta la tua testa.
Ho voluto fare una cosa con te che mi
ha spaccato il cuore in due. Ti ho dato la tua scatola dei ricordi.
Mi ero ripromessa di farlo quando saresti stata un po' più grande,
ma c'è qualcosa in quest'ultimo periodo che mi fa avere
particolarmente fretta, in tutto.
Nella tua scatola c'è una tutina rosa,
taglia zerozero. L'ho comprata quando tu avevi già sette, otto
giorni, stavi tutta nuda col tuo pannolino gigante in una culla calda
calda e io sognavo il momento in cui l'avresti indossata.
Ci sono i braccialetti col numero, il
mio e il tuo. Ci sono due scarpine minuscole, il tuo portaciuccio,
tantissimi bigliettini d'auguri, il tuo primo bavaglino, quello di
Natale, quello del battesimo. C'è una molletta con un ciuffetto
biondo, Cd con le foto e le recite dell'asilo.
C'è un libro.
Ricordo ancora il giorno in cui l'ho
comprato. Giravo come uno zombie per le vie del centro. Provavo
un'invidia tremenda verso tutte le mamme con le loro carrozzine. Io
me n'ero tornata a casa senza la mia bambina, che cosa triste e
innaturale. Sono entrata in libreria e ho cercato un libricino da
poterti leggere, te ne avevo già letti decine finchè eri nella mia
pancia.
Ne ho trovato uno dolcissimo, pieno di
disegni e illustrazioni.
“Un giorno” di Alison Mcghee e
Peter H. Reynolds
L'ho letto e ho pianto tanto, nulla di
strano, piangevo in media una volta ogni quindici minuti.
I disegni ritraggono una mamma con la
sua bimba, prima piccina, piccina, poi più grande, per ogni disegno
c'è una frase...
“A volte, quando dormi, ti guardo
sognare
e sogno anch'io”
“Un giorno attraverserai una foresta
fitta e scura”
“Un giorno ti spingerai in alto, così
in alto, più di quanto non avresti mai osato immaginare”
“Un giorno conoscerai la tristezza e
imparerai a superare il suo dolore”
“Un giorno, molto lontano nel tempo,
i tuoi capelli brilleranno d'argento nel sole. E quel giorno, bambina
mia, ti ricorderai di me”.
Sei forte bambina mia, sei più
intelligente di quanto io possa immaginare e hai una corazza dura e
impenetrabile. Troppo spesso non parli, non mi dici cosa pensi. Mi
guardi e va sempre tutto bene.
Non voglio dirti ciò che non meriti,
voglio farti un elenco di quello a cui invece hai diritto.
Devi giocare. Devi sporcarti e ridere.
Devi frugare ancora nella tua cesta dei
travestimenti e diventare una farfallina, una principessa, una
coccinella o una supereroina.
Devi fare tante marachelle giusto per
poi farti perdonare.
Devi correre veloce e ballare sotto la
pioggia con il tuo ombrellino rotto.
Devi cantare le canzoni con le cuffie
mentre io ti ascolto in cucina e rido.
Devi essere felice.
Ok, devi capire, devi stare al mio
fianco, devi essere la mia alleata numero uno ma lasciati proteggere
ancora per un po'.
Ieri camminavamo mano nella mano e tu
mi hai chiesto:
“La tua malattia si chiama cancro
vero mamma?”.
La mia malattia si chiama cancro, amore
mio, ma mi piace di più quando sul tuo quaderno tu scrivi che la tua
mamma si chiama Fucsia e combatte il drago con il sorriso ma
soprattutto che la tua mamma dopo una lunga giornata al lavoro torna
a casa e dedica il tempo solo a voi.
Devi fare ciò che ti fa stare bene.
Ieri sera ti sei nascosta in camera con
la scusa di essere stanca, sei tornata a frugare fra i tuoi
travestimenti e sei tornata con una gonna nera, la camicia uguale
alla mia, la collana lunga, il giubbino con gli strass e il
berrettino in testa.
“Perchè io voglio essere come te”.
Scusa amore se oggi non riesco a
trattenere le lacrime...
Buon compleanno pulcino mio.
Meritiamo di giocare ancora insieme, di
rincorrere le farfalle, di mangiare mashmallow e far finta per un
giorno che tutto questo sia solo un gioco, solo una caccia al drago!
Buon compleanno Bluetta
giovedì 11 maggio 2017
Facciamo squadra!
Un
paio di anni fa Mauro Berruto, famoso allenatore di pallavolo nonché
commissario tecnico della nazionale maschile pubblicava uno scritto
meraviglioso:
“La
pallavolo è lo sport più pericoloso che esista”
Eh
già... Avete mai provato voi a giocare in 6 in un campetto di 81
metri quadri, in cui vige la regola che la palla va sempre passata?
Avete mai vissuto l'interdipendenza di ruolo? Io non schiaccio se lui
non alza, lui non alza se lei non riceve?
Vi
siete mai dovuti ricredere dopo un set vinto? Sapete cosa significa
riazzerare i conti e iniziare nuovamente da capo?
«Hai
fatto tutto benissimo e hai vinto il primo set? Devi ricominciare da
capo nel secondo. Devi ritrovare energia, motivazioni, qualità
tecniche e morali. Quello che hai fatto prima (anche se era perfetto)
non basta più, devi rimetterlo in gioco. Viceversa, hai perso il set
precedente? Hai una nuova oggettiva opportunità di ricominciare da
capo. Assolutamente inaccettabile per noi adulti che lottiamo per
tutta la vita per costruire la nostra zona di comfort dalla quale,
una volta che ci caschiamo dentro, guai al mondo di pensare di
uscire».
Io
amo la pallavolo, alleno la pallavolo, giocavo a pallavolo fino a
quando la schiena non ha ceduto.
Lo
sport è come la vita, in generale.
Qualsiasi
sport.
Impari
la fatica, impari che per sbaglio puoi vincere al massimo una
partita, ma senza impegno, costanza e dedizione non vai da nessuna
parte.
La
pallavolo in particolare mi ha insegnato che da soli non si è
nessuno, da soli non si vince e quel darsi un cinque dopo ogni azione
è una spinta forte a continuare.
Ogni
giorno mi arrivano foto di incoraggiamento. Splendide, bellissime...
I primi a cominciare sono stati i ragazzi del Villareal con a capo il
mio super fratellone: ammazza il drago!
Dopo
di loro si sono scatenate un sacco di squadre, con molte di loro ho
giocato, ho riso, ho scherzato, sono diventata grande. Alcune di loro
sono state in palestra con me, hanno sopportato le mie urla, i miei
schiamazzi, le lezioni di tecnica e la preparazione dura. Adesso
scendo in campo per una gara diversa. Lo sport è anche questo. E'
pazienza, sacrificio a volte dolore. E' stare per mesi in panchina
aspettando il tuo momento, è continuare a lottare per guadagnarsi un
posto, è comunque gioire quando la tua squadra vince. Lo sport sono
ginocchia che scricchiolano, caviglie doloranti, acido lattico e
crampi, è il tuo coach che non capisce un tubo: non sei svogliato,
sei solo stanco o perso per gli affari tuoi!
In
questa sfida che sembrava solo mia, ho cominciato un cammino da sola.
Giorno per giorno però mi sono dovuta ricredere. Abbiamo tutti
bisogno di un cinque battuto forte, abbiamo bisogno della parola come
dell'alzata fatta bene.
Fare
squadra è nel mio DNA. Ho cominciato a scrivere, a condividere. Ho
cominciato ad alzare gli occhi e ho incontrato attorno a me decine e
decine di altri sguardi, alcuni più tristi, altri speranzosi, altri
ancora stavano solo aspettando il mio sguardo.
Come
nella pallavolo anche qui mi ritrovo a correre, saltare, sudarmi ogni
piccolo traguardo, finire una terapia per poi riazzerare tutto e
dover ricominciare da capo.
Ma
come nella pallavolo trovo sempre qualcuno che mi porge la mano e mi
dona il suo raggio di sole.
Alle
mie ragazze ho sempre detto: “Non si molla mai, fino alla fine,
fino a quando la palla non cade, ma soprattutto voglio vedervi andare
su tutti i palloni come fosse l'ultimo punto”.
Io
me lo ripeto tutte le mattine al risveglio: “Non si molla mai
Claudia! Ma soprattutto voglio vederti lottare e vivere come se ogni
giorno fosse l'ultimo”
#IoNonMolloMai#
#BePositive#
#UnBuonMotivoPerEssereFelice#
martedì 9 maggio 2017
I love shopping
“C’è
poco da fare, lo shopping serve più di qualsiasi terapia, in
qualunque momento. Costa uguale, e in più ci si ricava un vestito”
Sophie Kinsella, I love mini shopping, 2010
Negli
ultimi mesi ammetto di aver dato libero sfogo ad una insana passione,
complice un sostanziale dimagrimento (miraggio degli ultimi anni),
complice la necessità di mimetizzare pallore e occhiaie, complice il
mio nuovo taglio rock.
Un
giorno qualunque ho guardato il mio armadio e ho detto “Non ho
niente da mettere”. Antonio mi ha guardata sconsolato, ha indossato
il suo solito maglione girocollo e camicia azzurra (Antonio ha dieci
maglioni, tutti uguali e dieci camicie tutte azzurre) e non ha
replicato... sarebbe stato inutile.
Non
compro mai niente di futile, non cado mai sull'importabile. Di solito
mi riempio di t-shirt e pantaloni comodi, mi piacciono le gonne da
zingara e le camice provenzali. Mi piace semplicemente il profumo di
certi negozi, le vetrine poco arroganti, le commesse che mi lasciano
libera di toccare e provare. Adoro calze e calzini colorati,
glitterati. Comprerei una stanza della mia vicina per adibirla a
cabina armadio e rimpinzarla di scarpe, cappelli, giacche, più il
cambio dell'armadio della mia amica Samu (che ha sempre un suo
gradito perchè).
Per
me e per i piccoli.
Matilde
mi da estrema soddisfazione. Riesce già a perdersi in un negozio, sa
abbinare perfettamente colori e accessori... a volte mi inquieta.
Prima
ancora di rasare i capelli avevo già individuato su Google una
stilista che produceva una linea specifica di turbanti e bandane,
rigorosamente in viscosa di bambù... bellissimi, comodi, anallergici
e colorati.
Quando
il Boss mi ha avvisata che non avrei potuto prendere il sole e che la
pelle avrebbe risentito delle terapie non mi sono vista degna di
fiondarmi in farmacia e dopo un'accurata consulenza ne sono uscita
con crema giorno protezione 50, antimacchie e crema notte
riequilibrante. Lo step successivo è stato fondotinta una gradazione
più chiara, ombretto luce per accendere lo sguardo spento e matita
nera morbidamorbidissima... per fortuna il rossetto me lo aveva
regalato da poco mia cognata.
Ho
comprato tre, quattro, forse cinque paia di orecchini nuovi... Ho
puntato un occhiale da sole ma non ero proprio convinta.
Ok,
poi mi vengono i sensi di colpa e mi riprometto di non farlo più e
allora vado a fare la spesa e giurin giurello compro solo quello che
serve; infatti la farina integrale di farro, il malto di mais e
l'olio di cocco sono fondamentali se vuoi fare una torta spaziale.
L'alga kombu e i fagioli verdi non possono mancare in dispensa (poi
con calma capirò bene come cucinarli).
Poi
arrivano i giorni carestia, di solito consequenziali all'estratto
conto e allora via col “si finisce tutto quello che c'è in frigo e
freezer prima di fare di nuovo la spesa”. Quelli sono i giorni dei
piselli, dei minestroni, dei filetti di platessa e dei passati
congelati.
Ho
deciso che finchè sto bene, finchè sono in forza continuerò a
lavorare come continuerò ad allenare e a fare la mia vita di sempre.
Lunedì
avevo una visita e quindi mi sono presa un giorno al lavoro.
Dopo
la visita sono riuscita a comprare frutta e verdura per i prossimi
venti giorni che come minimo per ammortizzare la spesa devo comprare
un estrattore. Nel mio panificio di fiducia ho scoperto dei
fantastici cracker low carb senza lievito e ho riempito il mio
cestino di schiacciata di ceci e pane di grano saraceno con lievito
madre.
E
purtroppo... per fortuna... purtroppo, la mia mamma mi aspettava in
centro. Io e la mia mamma non possiamo fare un giro in centro senza
una tappa fissa. E lì, proprio lì, ho visto lui. Spiccava fra gli
altri appesi per il tessuto blu lucido e i fiori colorati.
In
fin dei conti un vestito lungo con manica a tre quarti mi mancava
proprio...
“Ti
fa due tette!!!”
“Ok...
Mi sembra un valido motivo per non farmelo scappare!”
Antonio
condivide appieno la mia intenzione di continuare a lavorare.
Anche
il mio estratto conto!
domenica 7 maggio 2017
Ricordati di sorridere
15 Settembre
2007, forse 16 Settembre, perchè sicuramente era già scoccata la
mezzanotte. Io ero ancora bellissima nel mio vestito bianco da
favola, da Biancaneve, col collo alto come le principesse delle
favole. Avevamo riso, scherzato, cantato e ballato. Siamo soli io e
lui, di fronte alla piscina illuminata di stelle, lucine e candele.
Papà mi
prende per mano, mi siedo sulle sue ginocchia.
Con le
lacrime agli occhi, perchè il mio papà era un orso che sapeva
piangere, mi dice che sarà difficile tornare a casa senza di me. Io
lo abbraccio forte, così forte, come forse non lo avevo mai
abbracciato.
Un mese dopo
stringo in mano il terzo test di gravidanza. Il terzo test positivo.
Antonio mi
guarda con occhi a forma di cuoricini, io mi siedo sul divano
malmesso della nonna che occupa il nostro salotto deserto, assieme ad
una cassapanca vuota. In casa abbiamo una cucina e un letto, in banca
neanche una lira ma un debito per i prossimi 25 anni... Lui sta
cercando lavoro, io mi sto chiedendo se sia il caso di comprare un
altro test, magari nel frattempo cambia qualcosa. Poi penso che
nostro figlio barra figlia ci è già costato 39 euro in farmacia
(13+13+13) e mi arrendo.
Chiamo la
mamma, in lacrime. Lei è felice ma è una donna razional obiettiva
come me. Le dico di dirlo a papà, non ho il coraggio, non ce la
faccio. Mi sembra di averne combinata un'altra delle mie e in questo
ero davvero infallibile.
Me lo
ricordo papà sveglio alle tre del mattino, in penombra, davanti alla
finestra con la sua Diana Blu Slim accesa che fissava il cancello. Mi
incute paura ancora adesso. Mi ricordo le sfuriate, le grida faccia a
faccia, il suo “Chiaro?” perentorio.
Papà ha
allenato centinaia di bambini a calcio, lo adoravano tutti, papà era
un sole, era il sorriso più grande e più bianco che la Fulgor possa
ricordare.
Io e lui
però viaggiavamo su binari paralleli. Troppo uguali per incrociarci.
Troppo fieri.
La mattina
dopo mi suona il campanello, mi tremano le gambe, apro piano la
porta. Lui tiene in mano un sacchettino bianco con due brioches, mi
abbraccia che quasi mi stritola e mi salva: “Finchè ci sarò io,
non dovrai mai avere paura di nulla, tutto andrà bene!”
Da lì ho
ricominciato a sorridere.
Non è mai
stato facile, ma lui c'era sempre, era la terra sotto i miei piedi,
anche quando la terra tremava. Anche quando la pancia non cresceva,
anche quando gli esami andavano male, anche quando alla fine la mia
piccola guerriera ci stava appena in una mano, attaccata a sonde e
tubicini. Lui c'era, era lì dietro il vetro con occhi innamorati.
Lui c'era
sempre. Era l'eroe che la faceva ridere e mangiare, era un cane a
quattro zampe e un valoroso pirata, era un re con la corona e lei la
sua principessa.
Lui era con
me anche quando il cardiologo ci ha confermato che quel cuoricino
andava studiato, curato e rattoppato. Lui era con me e io non avevo
paura.
Papà mi ha
fatto lo scherzo più stronzo e bastardo del mondo, se n'è andato
senza dire niente, senza una parola, senza un ciao.
Si è
addormentato, senza andare a prendere Matilde all'asilo.
Non glielo
perdonerò mai.
“Finchè
ci sarò io, non dovrai mai avere paura di nulla, tutto andrà bene!”
E adesso che
si fa, dove andiamo? Dove la trovo la forza io?
“Tutto
andrà bene! E se invece male? Ricordati di sorridere!”
Al suo
funerale ho indossato un bel vestito, un tacco 12 e gli ho dedicato
da seduta perchè le gambe mi tremavano ma a voce alta e ferma le
parole più belle e vere che il mio cuore gli avessero mai dedicato.
Gli ho detto tutto quello che avrei voluto dirgli se me ne avesse
dato modo.
Papà:
generosità, passione e grinta. Sempre col sorriso!
Dove trovo
tutta questa forza mi chiede la gente. Sarà genetica, sarà che ho
una mamma che ha scalato le montagne a mani nude, che il drago l'ha
guardato in faccia e gli ha detto: guai a te! Sarà che lei ha
ripreso in mano la sua vita e ne ha fatto un'esplosione di forza e
coraggio. Sarà che lassù ho una stella grande, ma così grande che
illumina ogni notte il mio cielo.
Io lo
ammetto, ultimamente non so cosa pregare. Ma la mia preghiera la dico
guardando il campo da calcio in cui intravedo ancora la sua tuta blu
e il cappellino col frontino. La mia preghiera la dico guardando
Giacomino e la sua panciotta liscia che gli fa calare i pantaloni a
mezzo sedere come il nonno, guardando Giacomino ridere, riconoscendo
il timbro di quella risata.
La mia
preghiera è il mio sorriso perchè nel mio sorriso c'è anche il suo
sorriso.
giovedì 4 maggio 2017
Bluetta
La mia
giornatona inizia alle 6, come sempre. Venti minuti di meditazione,
sul divano, nella penombra del salotto. Pipita ormai non viene
neanche più a controllarmi, lo sa che non sarei raggiungibile. Alle
6.40 si sveglia Maty, nel frattempo mi sono lavatavestitatruccata, ho
già allestito latte, succo, pane tostato e cioccolato. Lei arriva in
salotto agghindata come una mini teenager novenne, con tanto di
solito broncio. Giacomino arriva dopo dieci minuti esatti,
trascinandosi nel suo pigiamino troppo lungo che gli fa anche da
calzino. Facciamo colazione insieme. Li adoro.
Li lascio al
papà che in dormiveglia si prepara ogni giorno una colazione
diversa, da quando abbiamo optato per "altro" al posto del latte e del
caffè, sta sperimentando l'altro ogni giorno.
È
inspiegabile come riesca ad arrivare comunque in ritardo, cioè
potrei spiegarlo al mio caposala, ma la tappa forzata in bagno
sembrerebbe alquanto imbarazzante per cui sorvolo.
Quando
arrivo in sala: SURPRISE! Il gruppo operatorio è letteralmente
tappezzato in ogni plausibile dove di fotocopie di articolo di
giornale con il mio bel faccino e quello del mio superman in primo
piano. La cosa è un misto fra l'imbarazzante e il commovente. Ma
quando a fianco alle liste operatorie trovo l'ennesimo cartello con
articolo e le firme dei miei colleghi più un TVUMDB... beh allora
diventa solo bellissimo!
Nel corso
della mattinata ricevo all'incirca un centinaio di messaggi,
chiamate, notifiche facebook... Io che in tutto ciò sto anche
cercando di fare formazione a due splendide ostetriche sulle nozioni
di campo sterile, lavaggio chirurgico e allestimento sala e campo
operatorio, decido giustamente di chiudere il cellulare e
dimenticarlo nell'armadietto.
Lo riaccendo
a fine turno...
Mamma: la
mia mamma è sul giornale!!! Maty
Uno: Matilde
si è impossessata come sempre del cellulare della nonna.
Due: Matilde
ha letto l'articolo.
Tre:
Oddio!!! Chissà cosa avrà pensato.
Recupero i
nani più piccoli all'asilo e corro da lei.
È fiera e
felice nel raccontare che la sua mamma è sul giornale perchè sta
lottando contro un drago. Non ha paura, non è spaventata... “E'
per via di quei sassolini, vero?”
“Si Maty,
è per via di quei sassolini!”.
“Mamma ma
se tu sei Fucsiawonderbra, io posso essere Bluetta???”
“Perchè
Bluetta?”
“Violetta
esiste già!”
“Eh gia!”
Mi fa
impazzire.
Prima di
tornare a casa riusciamo ad assistere a mezz'oretta di partitina di
hockey del secondo cugino. Nel frattempo il mio cellulare è scarico,
ho risposto a un numero imprecisato di messaggi e chiamate. Magari
non dovrei... ma a certi sento proprio il dovere morale di
contraccambiare!
Arrivata a
casa, decido di farmi una passeggiata con la mia lady Pipita e lascio
il superpapi ai fornelli. Lo ammetto, sono una donna fortunata, lui
adora cucinare e io adoro quello che lui cucina.
Mi concedo
mezz'ora di passo cadenzato, mi adeguo alle zampette corte del mio
batuffolo bianco e mi godo il tepore di qualche tiepido raggio di
sole.
Forse non
ero pronta a tutto questo.
Forse.
In fondo non
si è mai pronti quando nella tua vita il male entra, senza bussare e
chiedere permesso.
Non ero
pronta ad un ritorno così forte, massiccio e imponente rispetto ai
miei scritti. Io ho sempre scritto solo per me e mi reputo anche
abbastanza contorta e incasinata, quindi: bravo chi legge e mi
capisce.
Ma se la
polvere si alza, se le coscienze si smuovono, se c'è interesse e
curiosità... ben vengano. Le cifre dei malati di tumore sono
impressionanti, le cifre delle donne ammalate di tumore al seno fanno
venire i brividi. Non è più solo il mio drago, viviamo fra draghi.
Siamo in guerra quotidianamente e non possiamo e non dobbiamo
scendere disarmati.
Armatevi di
una sana paura, quella che vi fa amare voi stessi. Quella che vi
porta a scelte sane ma anche a fughe pazze, a viaggi improvvisati, a
programmi dell'ultimo minuto. Armatevi della voglia di vivere, di
stare con chi amate, di fare l'amore e coccolare i vostri figli. Di
toccare la neve e la conchiglia in fondo al mare.
Armatevi
della voglia di continuare a stupirvi di quanto possa essere strana,
variopinta, confusa e a volte difficile questa vita, ma mai banale.
Non aspettate domani, scegliete l'oggi... è più facile e più
conveniente.
Quando
rientro a casa, ho fatto ordine nel mio magazzino cerebrale. Il
piatto è pronto a tavola. Restano solo due puzzerelli da docciare e
addormentare e un centinaio di messaggi a cui rispondere... Più un
blog da mantenere!
Ma quello è
un piacere.
Quando
scendo le scalette del letto di Maty, trovo un cartoncino. Lo leggo
alla luce:
“Tu
rialzati
con le tue
ali brillanti
quando uno
cade
è il suo
rialzarsi
che lo rende
un vero eroe!”
La mia bimba
sta diventando grande... La mia Bluetta, degna erede di
Fucsiawonderbra!
martedì 2 maggio 2017
"Raggio di Sole"
“Pensavi
fosse stato un po' più facile
Quello che
tutti hanno chiamato vivere
Ma quando
sotto i piedi il mondo cade
Diventerà
impossibile restare in verticale...
E resti ad
aspettare sotto il temporale
La pioggia sa
confondere le lacrime
Ma guardami
amore mentre canto la nostra canzone
Scusami amore
se ogni tanto mi trema la voce
Ricordati
amore che la vita è un RAGGIO DI SOLE
e di notte
no, non si muore no, non si muore no, non si muore mai”
Lorena perché Raggio di
Sole? Perché è luce, perché riscalda, ti mette di buonumore, dà
energia e fa star bene.
Le mando un messaggio venti minuti dopo che
l'ho lasciata.
Abbiamo parlato un'ora e mezza come due vecchie amiche
che si conoscono da anni. Fra chemioamiche mi rendo conto che è
particolarmente facile. Condividiamo un gelato vegan e un fondente
zero, lasciamo entrambe la cialda nella coppetta. Parliamo
liberamente di chemio rosse, interventi, ricostruzioni. Non servono
grandi preamboli, tutto quello che c'è stato prima lo conosciamo
entrambe. Lorena lo conosce molto meglio di me. È una guerriera, una
veterana, una donna fortissima che ha trasformato le cicatrici in
determinazione e grinta ma soprattutto in solidarietà.
Perchè
quando cammini a piedi nudi fra i cocci, ti preoccupi per chi
percorrerà ancora quella strada.
La mia vita è stata
presa, capovolta, stravolta, centrifugata. Ne sta uscendo un
arcobaleno multicolor di idee, iniziative, proposte.
Avevo bisogno di
incanalare il tutto in un gruppo che capisse, che avesse camminato su
quei cocci. Lorena ha risposto subito al mio appello. Lorena e il suo
Raggio di Sole, che organizza incontri, che raccoglie esperti, Raggio
di Sole e la palestra, la piscina, il nordik walking...
Parlando con Lorena mi
accorgo di star uscendo da quel guscio, metto da parte le insicurezze
e lascio spazio al “si può fare, andiamo avanti, andiamo oltre”
Quel che ne uscirà è per
ora un'incognita... Ho un sacco di idee supportate da un team che fa
il tifo per me, Michela in primis. Io ci metto il cuore, l'anima, il cervello e la mia
indescrivibile incapacità di tacere le emozioni.
“Proteggimi
dalle paure col tuo scudo
Quelle spade
non aspettano un minuto
ma se il
nemico sarà forte chiedi aiuto
Nessuna
guerra è stata vinta mai da un solo uomo
E ogni sogno
che risponde l'universo
Per questa
notte puoi dormire sul mio petto
I nostri
cuori insieme formano un esercito
senti il mio
battito sotto al tuo battito
Ricordati
amore che la vita è un Raggio di Sole”
Quando
arriva anche Flavia abbiamo finalmente creato quel primo piccolo
esercito. Perchè è vero, se il nemico è forte, bisogna chiedere
aiuto e nessuna guerra è stata vinta mai da un solo uomo.
Flavia è
più fragile, più stanca. Mi chiede dove trovo tutta questa energia
e dentro di me mi proietto fra cinque, sei anni... La chemio ti
trita, prosciuga.
L'energia è
una fonte rinnovabile, ma va curata, cresciuta e premiata. Forse in
questo momento il nemico per Flavia è solo troppo rompiballe... ma
l'energia può essere contagiosa. Dopo cinque minuti anche Flavia
ride, ed è bellissima quando ride.
Io ci metto
del mio, ci metto i miei cazzuti 36 anni, ci metto l'impegno a non
mollare, ci metto il nome, la faccia... perchè i nostri cuori
insieme formano un esercito ma soprattutto voglio che la vita sia un
“Raggio di Sole”
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