lunedì 29 maggio 2017

Ci vuole...


Ci vuole forza, coraggio e dedizione per indossare ogni giorno il sorriso migliore.
Bisogna alzarsi, lavarsi il viso, mettere la protezione 50 e +, un fondotinta coprente, il blush, l'ombretto luce, il kajal nero. Bisogna guardarsi allo specchio, dimenticare i fantasmi, visualizzare i tuoi bimbi a 15 anni, pensare all'odore del mare, alla casa che compreremo a Termoli quando andremo in pensione, bisogna dare ai tuoi mostri lo spazio che meritano, concedere loro la giusta paura quella che basta per stare sull'attenti, per non trascurare i sintomi, bisogna sentirsi vivi.
Ci vuole menefreghismo e intraprendenza per trascinarsi ogni mattina nelle attività quotidiane.
Bisogna fare una colazione sana, sgranchirsi le ossa, sopportare la nausea, il gusto metallico, doloretti indecifrabili, vecchi mal di schiena. Bisogna riuscire a guardare il tuo mondo che va avanti mentre tu te ne stai lì, seduta sulla riva ad osservare. Bisogna sapersi reinventare, dar fondo ad abilità che credevi di non avere o avevi dimenticato di avere.
Ci vuole calma e pazienza per ascoltare tutto e tutti, per farsi scivolare addosso lamentele e capricci futili. Ci vogliono i giusti filtri. Il mio male è il mio male, il tuo male fa altrettanto male ma è solo tuo e non lo posso capire, non lo voglio giudicare e paragonare. Mi sento bene fra i simili lo ammetto, non concepisco dolore più grande dell'incertezza del domani, del male fisico, della paura del distacco.
Non parlarmi di soldi, litigi, invidie e gelosie, di chili di troppo... di lavoro.
Non lo credevo possibile ma ogni giorno hai l'opportunità di scegliere chi sei, cosa vuoi e dove andare. Rimboccati le maniche, smettila di lamentarti e dai il giusto spazio ad ogni cosa. Ricorda che il tempo non torna indietro. Niente e nessuno ti tornerà una corsa fra i prati coi tuoi figli, una gita in montagna, una passeggiata mano nella mano con chi ami. Smettila di rimandare.
Ci vogliono tasche grandi per raccogliere imprecazioni e rabbia.
Ho imparato a piangere di nuovo. Non lo credevo possibile. Pensavo che nulla potesse fare più male quanto perdere una persona che ami... Mi sbagliavo. Lascio che le lacrime scendano libere e beate, non ricaccio più nulla. Piango se sono triste e piango se sono felice.
Sono diventata lunatica e scostante ma soprattutto vera.
Faccio solo quello che mi va di fare, dico tutto, non taccio nulla e mi prendo il lusso di dire di no.
Solo una cosa rimpiango: i miei progetti a lungo termine.
Amavo progettare, programmare, decidere in anticipo dove andare, cosa fare, dove dormire e mangiare. Riempivo l'agenda di note e postille e di post it in cui segnavo le alternative.

Ora ho un'agenda fitta fitta di impegni ma ho anche la facoltà di svegliarmi la mattina e annullare tutto. Oggi ho trascorso una giornata intera con il telefono in modalità area perchè la priorità era conservare un briciolo di batteria per le foto e i giochini Toca Boca del cuoco e del dottore di Giacomino.Ci vuole culo.

Fondamentalmente ci vuole culo.Ci vogliono scelte azzeccate, occasioni, persone giuste, attimi.Ma quando il bel castello crolla... Ci vuole ancora più culo.Ci vuole la cura giusta, una risposta alla cura, menti esperte, mani abili e chili chili chili chili di pazienza.Io di pazienza ne ho sempre avuta poca ma sto diventando una maestra.Nella vita non ho mai avuto grandi cose ma tutto sommato non mi è mai mancato nulla.Mi mancano solo un'estate di terapie, un intervento a settembre, un eterno follow up, una folta chioma e già che ci siamo questa volta lo voglio anch'io un po' di culo!



giovedì 25 maggio 2017

Mappe concettuali


Quando sto ferma penso, quando penso scrivo oppure formulo.
Quando formulo disegno. Niente di artistico, anzi ho pessime abilità grafiche. Disegno i miei pensieri.
In realtà tutto questo ha un nome e si chiamano: Mappe concettuali.
Nel 2012 ho fatto un master in Formazione... bellissimo. Peccato che poi ho preso il mio foglio di carta, l'ho portato in giro per un po', poi me l'hanno riposto in un cassetto e si sono dimenticati di me. È capitato spesso nella mia vita. Peggio per loro, mi sono ripetuta arrogante e fiera e ho continuato a formulare.
Le mappe concettuali non sono altro che la rappresentazione grafica dei concetti, delle relazioni fra loro. La cosa magnifica è dare un concetto in mano a degli studenti e chiedere loro di sviluppare una mappa. Al termine di questo strabiliante processo arrivano a sviscerarlo, scoprono di conoscere più di quanto potessero immaginare, perchè la conoscenza è gia insita in ciascuno di noi.

Oggi la mia mappa concettuale mi ha portata In Villa, passando attraverso una locandina e il centro stampa. In Villa ho ritrovato il fucsia ovunque: nei dettagli, nei nastri, nelle rose.
Dalla Villa dovevo raggiungere la scuola di Giacomino passando attraverso la verdura raccolta con amore da un collega.
La maestra di Giacomo mi ha parlato di un bimbo buono e pasticcione, gentile e goffo. Per me sempre bellissimo. Nella mia mente la mia mappa apriva un orizzonte ancora più ampio in cui lo vedevo rincorrere un pallone, scivolare, cadere, sbucciarsi un ginocchio, riprendere palla e fare goal, gridando Dybalaaaa!!! Mi ha proposto un libro per le vacanze. Le ho detto serenamente che Giacomo quest'estate farà il libro che non ha fatto lo scorso anno, colorerà i pesciolini e gli orsetti. Disegnerà coi gessi nell'asfalto, raccoglierà il fieno col suo trattore e conterà tante volte da uno a venti numerando le formiche, le lucertole e i grilli del campo. Lei ha sorriso e mi ha detto: hai ragione!
Ma la mappa della giornata non era finita. C'era un altro appuntamento da raggiungere.
Gelateria, aperitivo, Raggio di Sole, psicologa.
Chi sono io lo so, cosa voglio, credo di saperlo... Proviamo a formulare:
Fucsiawonderbra, donnamogliemamma, giovane, vita, vita oltre il cancro, speranza, gioia, positività, passando attraverso il futile e il dilettevole.
Fucsiawonderbra che non vuole solo sentir parlare di terapia, chemio, globuli bianchi e interventi demolitivi.
Fucsiawonderbra vuole pelle che brilla, stare in compagnia, mens sana in corpore sano. Bellezza. Fucsiawonderbra che ascolta tutte le anime belle che si vestono di luce e non chiedono solo come sarà l'intervento o che effetto fanno le rosse, ma anche dove ho fatto le sopracciglia, perchè medito, perchè mi piace lo yoga, come si indossa un foulard, quale massaggio mi rilassa di più, se possono mettere lo smalto.
Mappe concettuali e un disegno gigante sopra la mia testa in cui compaiono mille idee e mille splendidi volti di amici e amiche che hanno scelto non di sopravvivere ma di benvivere oltre!

Me ne vado dal mio appuntamento con la mia nuova mappa in testa e un caotico casco di pensieri che mi rendono solo tanto felice.
Quando recupero Giacomo e Matilde, mi corrono incontro.

Mamma sei bella”
Sei felice?”
Si, sono felice!
Hai fatto cose belle?”
Si, molto belle!
Hai sconfitto il drago?”
No... non ancora, ma stiamo combattendo tutti insieme.

Anche Giacomino ha le sue mappe concettuali.


Allora andiamo a casa, perchè io ho tanta fame!”   

lunedì 22 maggio 2017

come sto


Vuoi sapere come sto? Allora, nel dettaglio oggi ho impiegato circa 18 minuti ad alzarmi dal letto. Mi sono girata sul fianco destro, ho tirato fuori le gambe, ho puntato le mani sul materasso e ho raggiunto la stazione seduta. Prima di alzarmi mi girava già la testa, mi si è ripresentata la pasta della sera prima, ma era integrale quindi è tornata al suo posto. Ho meditato seduta sul divano, mentre cercavo di farmi scivolare dalla mente i soliti pokemon che affollano i miei pensieri quando non sono totalmente in asse.
Ho buttato il latte di riso... No, oggi non andava e in generale il latte di riso non va.
Mi sono perfettamente truccata e ho annodato il mio foulard con una nuova tecnica faidate.
Ho combattuto tre quarti della mattinata con una nausea che non ricordavo. Se non fossi stata perfettamente consapevole del mio stato di salute avrei investito altri 13 euro in un test di gravidanza.
Le mie colleghe mi sono venute in soccorso con caramelle allo zenzero (funzionano amiche e... bellissima la confezione con donna col pancione e drappo viola) ed essenza alla menta (funziona ma ti resta addosso)... il mix mi ha concesso un lauto pranzo a base di anguria e melone. Oggi mi andava la frutta.
Ho fatto circa 6/7 microsonni ogniqualvolta mi sono ritrovata ad appoggiare la testa su una superficie piana. Paradossalmente il momento migliore della giornata è stata l'ora in palestra con le mie micro atlete. Sarà che facevano così tanto casino loro da non farmi avvertire il casino dentro di me.
Beh ecco... breve storia triste di una giornata non proprio per la quale.
Ma tutto sommato se mi chiedi come sto, rispondo ancora: bene! Perchè porcaccio mica ho l'influenza o la biricella!
Ogni tanto bisogna essere obiettivi.
Il boss mi ha detto che sarebbe stata più dura del solito e aveva ragione... tutto qui.
Non voglio fare l'eroina, non fingo, faccio quello che riesco, come riesco.
Questa sera nella mia camera sembrava fosse scoppiata una bomba: c'erano circa sei paia di calzini spaiati sparsi nel pavimento, il pigiama della settimana scorsa, un pile e una canotta fra le lenzuola.
I letti dei bambini erano ancora sfatti, il piumone di Giacomo sul pavimento.
La lavastoviglie l'ho accesa alle 21.30 dopo il sesto microsonno.
La biancheria stesa ieri l'ho raccolta croccante prima di ributtarmi a letto.
Quindi no, non sono un eroina. Oggi ho fatto un quarto delle cose che avrei fatto mesi fa, ma se mi chiedi come sto ti ripeterò ancora: bene.
Poi mi è venuta in mente una canzone... Vasco non è fra i miei preferiti ma qui ci azzecca in pieno:

Vivere
E sperare di star meglio
Vivere vivere
E non essere mai contento
Vivere vivere
E restare sempre al vento a
Vivere e sorridere dei guai
Proprio (così) come non hai fatto mai
E pensare che domani sarà sempre meglio”

Vivere... e sorridere dei guai, proprio come non hai fatto mai!!!
Forse essere felici è una predisposizione mentale e io sono geneticamente modificata. Ma non mi va di abbattermi. Ascolto il mio corpo, rispetto i messaggi che mi lancia e vado avanti. Circondandomi di luce e positività.
Ho scelto di non perdere mai il sorriso, senza mentire.
Mi spiace, ma sto chiudendo la porta al buio e ai portatori di oscurità... mi fanno male.
Se il mio male fosse il sorriso allora vorrei contagiarvi tutti.


E comunque si... nonostante tutto sto bene e domani vado a farmi coccolare e a cercare un rimedio per stare meglio, perchè domani sarà sempre meglio!!!

giovedì 18 maggio 2017

Buonanotte chemioamici



Giovedi mattina: prelievo. Indico accuratamente la vena da pungere, comincio a diventare una bisbetica rompipalle, una di quelle che ho sempre odiato, ma sai com'è questo braccio lo voglio preservare e questo comincia a farmi male.
Colazione al bar ma mi porto i biscotti da casa. Comincio a diventare doppiamente una bisbetica rompipalle, una di quelle che ho doppiamente sempre odiato, quelle che chiedono il caffè d'orzo, schiumato con latte di soia freddo in tazza grande possibilmente calda.
Due chiacchiere, tanti volti conosciuti. Qualcuno non mi vede o finge di non vedermi. Comincio a diventare triplicemente una bisbetica rompipalle, una di quelle che ho triplicemente sempre odiato: “mi ha vista, lo vedo e non mi ha salutata... bruto!!! Di cosa ha paura?” E vai di delirio mentale, ignorando il pudore, la timidezza di chi guardandomi probabilmente non sa proprio cosa dirmi!
Qualcun altro, buon per lui si ferma, mi abbraccia, si racconta e vuole sapere. Io non ho problemi, parlo, racconto e quando dico sto bene, è perchè sto bene davvero... davvero!!! E non sono una bisbetica rompipalle, perchè se mi sorridi, sorrido, se mi parli... parlo. Diciamo così: potrei essere uno straccio, invece reagisco bene. Nessun effetto collaterale impossibile da contrastare, umore altalenante ma tutto sommato in asse, il fisico tiene. Sono una simpatica bisbetica... a comando.

In una mattinata di ferie ho ribaltato due cantine, quella della mamma e la mia. Ho fatto una cernita del “non metto più”, il sacco per i bisognosi e il guardaroba per la piccola Emma che nel pancione di mamma Laura scalciava finchè noi ce la ridevamo sedute a gambe incrociate sul pavimento freddo.
Ho cucinato pesce a pranzo e cena, ho sperimentato due ricette nuove, ho rotto un altro bicchiere (il terzo questa settimana), ho lavato due bagni, i pavimenti, corretto un tema (e apportato qualche modifica... la mamma in italiano ha licenza di uccidere), giocato a pallavolo in giardino e fatto passeggiatina serale.
Quindi, non prendiamoci per il culo: non faccio le 1500 cose che facevo prima ma ne faccio circa 900/1000... quindi un po' ci resto male quando Andrea del day hospital mi chiama per dirmi che i miei simpatici globuli bianchi sono un po' pochini, che domani mi devono rifare un altro prelievo (uffi) e che potrei non fare la terapia (uffi e riuffi).
Perchè è così, quando sei in ballo vuoi ballare, quando la guerra è dichiarata vuoi combattere.
Mi chiudo cinque minuti in me stessa, poi mi arrivano due tre messaggini, quelli giusti. E qui devo ringraziare loro: il mio speciale esercito di combattenti. Tutte le amiche e gli amici con i quali non servono grandi preamboli: le rosse sono le rosse, il port è un port, la nausea si combatte con lo Zofran e se non basta c'è il Plasil.
Gli amici delle poltrone blu, quelli che “si anche a me è successo, ma non ti preoccupare!”.
E allora, in tutto questo schifo, la mia benedizione! Perchè condivisione è scambio vicendevole: è dare e ricevere...
Questa sera il mio pensiero va a tutti loro che rendono normale quello che per il mondo intero non lo è, quelli che combattono ogni giorno e trovano il tempo per una parola di conforto.
Domani vedremo, sarà quel che sarà, altrimenti... mi rimetterò in fila, metterò in riga i miei globuli bianchi e li farò arrivare belli pronti al loro appuntamento.
Buonanotte chemioamici!!!

Non temere il drago
Fermerò il suo fuoco
Niente può colpirti dietro questo scudo
Lotterò con forza contro tutto il male
E quando cadrò tu non disperare
Per te io mi rialzerò”



lunedì 15 maggio 2017

Buon compleanno Bluetta


Cara Matilde, oggi compi 9 anni e hai voluto indossare il tuo fiocco rosso. Quel cerchietto lo abbiamo comprato più di 5 anni fa, lo portavi sempre, ti sono sempre piaciute le cose “sobrie” come le chiamiamo noi. Un cerchietto rosso grande come tutta la tua testa.
Ho voluto fare una cosa con te che mi ha spaccato il cuore in due. Ti ho dato la tua scatola dei ricordi. Mi ero ripromessa di farlo quando saresti stata un po' più grande, ma c'è qualcosa in quest'ultimo periodo che mi fa avere particolarmente fretta, in tutto.
Nella tua scatola c'è una tutina rosa, taglia zerozero. L'ho comprata quando tu avevi già sette, otto giorni, stavi tutta nuda col tuo pannolino gigante in una culla calda calda e io sognavo il momento in cui l'avresti indossata.
Ci sono i braccialetti col numero, il mio e il tuo. Ci sono due scarpine minuscole, il tuo portaciuccio, tantissimi bigliettini d'auguri, il tuo primo bavaglino, quello di Natale, quello del battesimo. C'è una molletta con un ciuffetto biondo, Cd con le foto e le recite dell'asilo.
C'è un libro.
Ricordo ancora il giorno in cui l'ho comprato. Giravo come uno zombie per le vie del centro. Provavo un'invidia tremenda verso tutte le mamme con le loro carrozzine. Io me n'ero tornata a casa senza la mia bambina, che cosa triste e innaturale. Sono entrata in libreria e ho cercato un libricino da poterti leggere, te ne avevo già letti decine finchè eri nella mia pancia.
Ne ho trovato uno dolcissimo, pieno di disegni e illustrazioni.
“Un giorno” di Alison Mcghee e Peter H. Reynolds
L'ho letto e ho pianto tanto, nulla di strano, piangevo in media una volta ogni quindici minuti.
I disegni ritraggono una mamma con la sua bimba, prima piccina, piccina, poi più grande, per ogni disegno c'è una frase...
“A volte, quando dormi, ti guardo sognare
e sogno anch'io”
“Un giorno attraverserai una foresta fitta e scura”
“Un giorno ti spingerai in alto, così in alto, più di quanto non avresti mai osato immaginare”
“Un giorno conoscerai la tristezza e imparerai a superare il suo dolore”
“Un giorno, molto lontano nel tempo, i tuoi capelli brilleranno d'argento nel sole. E quel giorno, bambina mia, ti ricorderai di me”.

Sei forte bambina mia, sei più intelligente di quanto io possa immaginare e hai una corazza dura e impenetrabile. Troppo spesso non parli, non mi dici cosa pensi. Mi guardi e va sempre tutto bene.
Non voglio dirti ciò che non meriti, voglio farti un elenco di quello a cui invece hai diritto.
Devi giocare. Devi sporcarti e ridere.
Devi frugare ancora nella tua cesta dei travestimenti e diventare una farfallina, una principessa, una coccinella o una supereroina.
Devi fare tante marachelle giusto per poi farti perdonare.
Devi correre veloce e ballare sotto la pioggia con il tuo ombrellino rotto.
Devi cantare le canzoni con le cuffie mentre io ti ascolto in cucina e rido.
Devi essere felice.
Ok, devi capire, devi stare al mio fianco, devi essere la mia alleata numero uno ma lasciati proteggere ancora per un po'.

Ieri camminavamo mano nella mano e tu mi hai chiesto:
“La tua malattia si chiama cancro vero mamma?”.
La mia malattia si chiama cancro, amore mio, ma mi piace di più quando sul tuo quaderno tu scrivi che la tua mamma si chiama Fucsia e combatte il drago con il sorriso ma soprattutto che la tua mamma dopo una lunga giornata al lavoro torna a casa e dedica il tempo solo a voi.
Devi fare ciò che ti fa stare bene.
Ieri sera ti sei nascosta in camera con la scusa di essere stanca, sei tornata a frugare fra i tuoi travestimenti e sei tornata con una gonna nera, la camicia uguale alla mia, la collana lunga, il giubbino con gli strass e il berrettino in testa.
“Perchè io voglio essere come te”.
Scusa amore se oggi non riesco a trattenere le lacrime...
Buon compleanno pulcino mio.
Meritiamo di giocare ancora insieme, di rincorrere le farfalle, di mangiare mashmallow e far finta per un giorno che tutto questo sia solo un gioco, solo una caccia al drago!

Buon compleanno Bluetta

giovedì 11 maggio 2017

Facciamo squadra!



Un paio di anni fa Mauro Berruto, famoso allenatore di pallavolo nonché commissario tecnico della nazionale maschile pubblicava uno scritto meraviglioso:

La pallavolo è lo sport più pericoloso che esista”

Eh già... Avete mai provato voi a giocare in 6 in un campetto di 81 metri quadri, in cui vige la regola che la palla va sempre passata? Avete mai vissuto l'interdipendenza di ruolo? Io non schiaccio se lui non alza, lui non alza se lei non riceve?
Vi siete mai dovuti ricredere dopo un set vinto? Sapete cosa significa riazzerare i conti e iniziare nuovamente da capo?
«Hai fatto tutto benissimo e hai vinto il primo set? Devi ricominciare da capo nel secondo. Devi ritrovare energia, motivazioni, qualità tecniche e morali. Quello che hai fatto prima (anche se era perfetto) non basta più, devi rimetterlo in gioco. Viceversa, hai perso il set precedente? Hai una nuova oggettiva opportunità di ricominciare da capo. Assolutamente inaccettabile per noi adulti che lottiamo per tutta la vita per costruire la nostra zona di comfort dalla quale, una volta che ci caschiamo dentro, guai al mondo di pensare di uscire».

Io amo la pallavolo, alleno la pallavolo, giocavo a pallavolo fino a quando la schiena non ha ceduto.
Lo sport è come la vita, in generale.
Qualsiasi sport.
Impari la fatica, impari che per sbaglio puoi vincere al massimo una partita, ma senza impegno, costanza e dedizione non vai da nessuna parte.
La pallavolo in particolare mi ha insegnato che da soli non si è nessuno, da soli non si vince e quel darsi un cinque dopo ogni azione è una spinta forte a continuare.
Ogni giorno mi arrivano foto di incoraggiamento. Splendide, bellissime... I primi a cominciare sono stati i ragazzi del Villareal con a capo il mio super fratellone: ammazza il drago!
Dopo di loro si sono scatenate un sacco di squadre, con molte di loro ho giocato, ho riso, ho scherzato, sono diventata grande. Alcune di loro sono state in palestra con me, hanno sopportato le mie urla, i miei schiamazzi, le lezioni di tecnica e la preparazione dura. Adesso scendo in campo per una gara diversa. Lo sport è anche questo. E' pazienza, sacrificio a volte dolore. E' stare per mesi in panchina aspettando il tuo momento, è continuare a lottare per guadagnarsi un posto, è comunque gioire quando la tua squadra vince. Lo sport sono ginocchia che scricchiolano, caviglie doloranti, acido lattico e crampi, è il tuo coach che non capisce un tubo: non sei svogliato, sei solo stanco o perso per gli affari tuoi!
In questa sfida che sembrava solo mia, ho cominciato un cammino da sola. Giorno per giorno però mi sono dovuta ricredere. Abbiamo tutti bisogno di un cinque battuto forte, abbiamo bisogno della parola come dell'alzata fatta bene.
Fare squadra è nel mio DNA. Ho cominciato a scrivere, a condividere. Ho cominciato ad alzare gli occhi e ho incontrato attorno a me decine e decine di altri sguardi, alcuni più tristi, altri speranzosi, altri ancora stavano solo aspettando il mio sguardo.
Come nella pallavolo anche qui mi ritrovo a correre, saltare, sudarmi ogni piccolo traguardo, finire una terapia per poi riazzerare tutto e dover ricominciare da capo.
Ma come nella pallavolo trovo sempre qualcuno che mi porge la mano e mi dona il suo raggio di sole.
Alle mie ragazze ho sempre detto: “Non si molla mai, fino alla fine, fino a quando la palla non cade, ma soprattutto voglio vedervi andare su tutti i palloni come fosse l'ultimo punto”.
Io me lo ripeto tutte le mattine al risveglio: “Non si molla mai Claudia! Ma soprattutto voglio vederti lottare e vivere come se ogni giorno fosse l'ultimo”
#IoNonMolloMai#
#BePositive#

#UnBuonMotivoPerEssereFelice#   

martedì 9 maggio 2017

I love shopping

C’è poco da fare, lo shopping serve più di qualsiasi terapia, in qualunque momento. Costa uguale, e in più ci si ricava un vestito”

Sophie Kinsella, I love mini shopping, 2010

Negli ultimi mesi ammetto di aver dato libero sfogo ad una insana passione, complice un sostanziale dimagrimento (miraggio degli ultimi anni), complice la necessità di mimetizzare pallore e occhiaie, complice il mio nuovo taglio rock.
Un giorno qualunque ho guardato il mio armadio e ho detto “Non ho niente da mettere”. Antonio mi ha guardata sconsolato, ha indossato il suo solito maglione girocollo e camicia azzurra (Antonio ha dieci maglioni, tutti uguali e dieci camicie tutte azzurre) e non ha replicato... sarebbe stato inutile.
Non compro mai niente di futile, non cado mai sull'importabile. Di solito mi riempio di t-shirt e pantaloni comodi, mi piacciono le gonne da zingara e le camice provenzali. Mi piace semplicemente il profumo di certi negozi, le vetrine poco arroganti, le commesse che mi lasciano libera di toccare e provare. Adoro calze e calzini colorati, glitterati. Comprerei una stanza della mia vicina per adibirla a cabina armadio e rimpinzarla di scarpe, cappelli, giacche, più il cambio dell'armadio della mia amica Samu (che ha sempre un suo gradito perchè).
Per me e per i piccoli.
Matilde mi da estrema soddisfazione. Riesce già a perdersi in un negozio, sa abbinare perfettamente colori e accessori... a volte mi inquieta.
Prima ancora di rasare i capelli avevo già individuato su Google una stilista che produceva una linea specifica di turbanti e bandane, rigorosamente in viscosa di bambù... bellissimi, comodi, anallergici e colorati.
Quando il Boss mi ha avvisata che non avrei potuto prendere il sole e che la pelle avrebbe risentito delle terapie non mi sono vista degna di fiondarmi in farmacia e dopo un'accurata consulenza ne sono uscita con crema giorno protezione 50, antimacchie e crema notte riequilibrante. Lo step successivo è stato fondotinta una gradazione più chiara, ombretto luce per accendere lo sguardo spento e matita nera morbidamorbidissima... per fortuna il rossetto me lo aveva regalato da poco mia cognata.
Ho comprato tre, quattro, forse cinque paia di orecchini nuovi... Ho puntato un occhiale da sole ma non ero proprio convinta.
Ok, poi mi vengono i sensi di colpa e mi riprometto di non farlo più e allora vado a fare la spesa e giurin giurello compro solo quello che serve; infatti la farina integrale di farro, il malto di mais e l'olio di cocco sono fondamentali se vuoi fare una torta spaziale. L'alga kombu e i fagioli verdi non possono mancare in dispensa (poi con calma capirò bene come cucinarli).
Poi arrivano i giorni carestia, di solito consequenziali all'estratto conto e allora via col “si finisce tutto quello che c'è in frigo e freezer prima di fare di nuovo la spesa”. Quelli sono i giorni dei piselli, dei minestroni, dei filetti di platessa e dei passati congelati.
Ho deciso che finchè sto bene, finchè sono in forza continuerò a lavorare come continuerò ad allenare e a fare la mia vita di sempre.
Lunedì avevo una visita e quindi mi sono presa un giorno al lavoro.
Dopo la visita sono riuscita a comprare frutta e verdura per i prossimi venti giorni che come minimo per ammortizzare la spesa devo comprare un estrattore. Nel mio panificio di fiducia ho scoperto dei fantastici cracker low carb senza lievito e ho riempito il mio cestino di schiacciata di ceci e pane di grano saraceno con lievito madre.
E purtroppo... per fortuna... purtroppo, la mia mamma mi aspettava in centro. Io e la mia mamma non possiamo fare un giro in centro senza una tappa fissa. E lì, proprio lì, ho visto lui. Spiccava fra gli altri appesi per il tessuto blu lucido e i fiori colorati.
In fin dei conti un vestito lungo con manica a tre quarti mi mancava proprio...
Ti fa due tette!!!”
Ok... Mi sembra un valido motivo per non farmelo scappare!”

Antonio condivide appieno la mia intenzione di continuare a lavorare.
Anche il mio estratto conto!

IoNonMolloMai

"Nessun pallone può cadere nel mio campo senza che io lo tocchi..."
Cit. King Karch Kiraly


domenica 7 maggio 2017

Ricordati di sorridere



15 Settembre 2007, forse 16 Settembre, perchè sicuramente era già scoccata la mezzanotte. Io ero ancora bellissima nel mio vestito bianco da favola, da Biancaneve, col collo alto come le principesse delle favole. Avevamo riso, scherzato, cantato e ballato. Siamo soli io e lui, di fronte alla piscina illuminata di stelle, lucine e candele.
Papà mi prende per mano, mi siedo sulle sue ginocchia.
Con le lacrime agli occhi, perchè il mio papà era un orso che sapeva piangere, mi dice che sarà difficile tornare a casa senza di me. Io lo abbraccio forte, così forte, come forse non lo avevo mai abbracciato.
Un mese dopo stringo in mano il terzo test di gravidanza. Il terzo test positivo.
Antonio mi guarda con occhi a forma di cuoricini, io mi siedo sul divano malmesso della nonna che occupa il nostro salotto deserto, assieme ad una cassapanca vuota. In casa abbiamo una cucina e un letto, in banca neanche una lira ma un debito per i prossimi 25 anni... Lui sta cercando lavoro, io mi sto chiedendo se sia il caso di comprare un altro test, magari nel frattempo cambia qualcosa. Poi penso che nostro figlio barra figlia ci è già costato 39 euro in farmacia (13+13+13) e mi arrendo.
Chiamo la mamma, in lacrime. Lei è felice ma è una donna razional obiettiva come me. Le dico di dirlo a papà, non ho il coraggio, non ce la faccio. Mi sembra di averne combinata un'altra delle mie e in questo ero davvero infallibile.
Me lo ricordo papà sveglio alle tre del mattino, in penombra, davanti alla finestra con la sua Diana Blu Slim accesa che fissava il cancello. Mi incute paura ancora adesso. Mi ricordo le sfuriate, le grida faccia a faccia, il suo “Chiaro?” perentorio.
Papà ha allenato centinaia di bambini a calcio, lo adoravano tutti, papà era un sole, era il sorriso più grande e più bianco che la Fulgor possa ricordare.
Io e lui però viaggiavamo su binari paralleli. Troppo uguali per incrociarci. Troppo fieri.
La mattina dopo mi suona il campanello, mi tremano le gambe, apro piano la porta. Lui tiene in mano un sacchettino bianco con due brioches, mi abbraccia che quasi mi stritola e mi salva: “Finchè ci sarò io, non dovrai mai avere paura di nulla, tutto andrà bene!”
Da lì ho ricominciato a sorridere.
Non è mai stato facile, ma lui c'era sempre, era la terra sotto i miei piedi, anche quando la terra tremava. Anche quando la pancia non cresceva, anche quando gli esami andavano male, anche quando alla fine la mia piccola guerriera ci stava appena in una mano, attaccata a sonde e tubicini. Lui c'era, era lì dietro il vetro con occhi innamorati.
Lui c'era sempre. Era l'eroe che la faceva ridere e mangiare, era un cane a quattro zampe e un valoroso pirata, era un re con la corona e lei la sua principessa.
Lui era con me anche quando il cardiologo ci ha confermato che quel cuoricino andava studiato, curato e rattoppato. Lui era con me e io non avevo paura.
Papà mi ha fatto lo scherzo più stronzo e bastardo del mondo, se n'è andato senza dire niente, senza una parola, senza un ciao.
Si è addormentato, senza andare a prendere Matilde all'asilo.
Non glielo perdonerò mai.

Finchè ci sarò io, non dovrai mai avere paura di nulla, tutto andrà bene!”

E adesso che si fa, dove andiamo? Dove la trovo la forza io?

Tutto andrà bene! E se invece male? Ricordati di sorridere!”

Al suo funerale ho indossato un bel vestito, un tacco 12 e gli ho dedicato da seduta perchè le gambe mi tremavano ma a voce alta e ferma le parole più belle e vere che il mio cuore gli avessero mai dedicato. Gli ho detto tutto quello che avrei voluto dirgli se me ne avesse dato modo.

Papà: generosità, passione e grinta. Sempre col sorriso!

Dove trovo tutta questa forza mi chiede la gente. Sarà genetica, sarà che ho una mamma che ha scalato le montagne a mani nude, che il drago l'ha guardato in faccia e gli ha detto: guai a te! Sarà che lei ha ripreso in mano la sua vita e ne ha fatto un'esplosione di forza e coraggio. Sarà che lassù ho una stella grande, ma così grande che illumina ogni notte il mio cielo.
Io lo ammetto, ultimamente non so cosa pregare. Ma la mia preghiera la dico guardando il campo da calcio in cui intravedo ancora la sua tuta blu e il cappellino col frontino. La mia preghiera la dico guardando Giacomino e la sua panciotta liscia che gli fa calare i pantaloni a mezzo sedere come il nonno, guardando Giacomino ridere, riconoscendo il timbro di quella risata.
La mia preghiera è il mio sorriso perchè nel mio sorriso c'è anche il suo sorriso.



L'esercito Fucsia... Drago trema







giovedì 4 maggio 2017

Bluetta



La mia giornatona inizia alle 6, come sempre. Venti minuti di meditazione, sul divano, nella penombra del salotto. Pipita ormai non viene neanche più a controllarmi, lo sa che non sarei raggiungibile. Alle 6.40 si sveglia Maty, nel frattempo mi sono lavatavestitatruccata, ho già allestito latte, succo, pane tostato e cioccolato. Lei arriva in salotto agghindata come una mini teenager novenne, con tanto di solito broncio. Giacomino arriva dopo dieci minuti esatti, trascinandosi nel suo pigiamino troppo lungo che gli fa anche da calzino. Facciamo colazione insieme. Li adoro.
Li lascio al papà che in dormiveglia si prepara ogni giorno una colazione diversa, da quando abbiamo optato per "altro" al posto del latte e del caffè, sta sperimentando l'altro ogni giorno.
È inspiegabile come riesca ad arrivare comunque in ritardo, cioè potrei spiegarlo al mio caposala, ma la tappa forzata in bagno sembrerebbe alquanto imbarazzante per cui sorvolo.
Quando arrivo in sala: SURPRISE! Il gruppo operatorio è letteralmente tappezzato in ogni plausibile dove di fotocopie di articolo di giornale con il mio bel faccino e quello del mio superman in primo piano. La cosa è un misto fra l'imbarazzante e il commovente. Ma quando a fianco alle liste operatorie trovo l'ennesimo cartello con articolo e le firme dei miei colleghi più un TVUMDB... beh allora diventa solo bellissimo!
Nel corso della mattinata ricevo all'incirca un centinaio di messaggi, chiamate, notifiche facebook... Io che in tutto ciò sto anche cercando di fare formazione a due splendide ostetriche sulle nozioni di campo sterile, lavaggio chirurgico e allestimento sala e campo operatorio, decido giustamente di chiudere il cellulare e dimenticarlo nell'armadietto.
Lo riaccendo a fine turno...

Mamma: la mia mamma è sul giornale!!! Maty

Uno: Matilde si è impossessata come sempre del cellulare della nonna.
Due: Matilde ha letto l'articolo.
Tre: Oddio!!! Chissà cosa avrà pensato.
Recupero i nani più piccoli all'asilo e corro da lei.
È fiera e felice nel raccontare che la sua mamma è sul giornale perchè sta lottando contro un drago. Non ha paura, non è spaventata... “E' per via di quei sassolini, vero?”
Si Maty, è per via di quei sassolini!”.
Mamma ma se tu sei Fucsiawonderbra, io posso essere Bluetta???”
Perchè Bluetta?”
Violetta esiste già!”
Eh gia!”
Mi fa impazzire.
Prima di tornare a casa riusciamo ad assistere a mezz'oretta di partitina di hockey del secondo cugino. Nel frattempo il mio cellulare è scarico, ho risposto a un numero imprecisato di messaggi e chiamate. Magari non dovrei... ma a certi sento proprio il dovere morale di contraccambiare!
Arrivata a casa, decido di farmi una passeggiata con la mia lady Pipita e lascio il superpapi ai fornelli. Lo ammetto, sono una donna fortunata, lui adora cucinare e io adoro quello che lui cucina.
Mi concedo mezz'ora di passo cadenzato, mi adeguo alle zampette corte del mio batuffolo bianco e mi godo il tepore di qualche tiepido raggio di sole.

Forse non ero pronta a tutto questo.
Forse.
In fondo non si è mai pronti quando nella tua vita il male entra, senza bussare e chiedere permesso.
Non ero pronta ad un ritorno così forte, massiccio e imponente rispetto ai miei scritti. Io ho sempre scritto solo per me e mi reputo anche abbastanza contorta e incasinata, quindi: bravo chi legge e mi capisce.
Ma se la polvere si alza, se le coscienze si smuovono, se c'è interesse e curiosità... ben vengano. Le cifre dei malati di tumore sono impressionanti, le cifre delle donne ammalate di tumore al seno fanno venire i brividi. Non è più solo il mio drago, viviamo fra draghi. Siamo in guerra quotidianamente e non possiamo e non dobbiamo scendere disarmati.
Armatevi di una sana paura, quella che vi fa amare voi stessi. Quella che vi porta a scelte sane ma anche a fughe pazze, a viaggi improvvisati, a programmi dell'ultimo minuto. Armatevi della voglia di vivere, di stare con chi amate, di fare l'amore e coccolare i vostri figli. Di toccare la neve e la conchiglia in fondo al mare.
Armatevi della voglia di continuare a stupirvi di quanto possa essere strana, variopinta, confusa e a volte difficile questa vita, ma mai banale. Non aspettate domani, scegliete l'oggi... è più facile e più conveniente.
Quando rientro a casa, ho fatto ordine nel mio magazzino cerebrale. Il piatto è pronto a tavola. Restano solo due puzzerelli da docciare e addormentare e un centinaio di messaggi a cui rispondere... Più un blog da mantenere!
Ma quello è un piacere.
Quando scendo le scalette del letto di Maty, trovo un cartoncino. Lo leggo alla luce:
Tu rialzati
con le tue ali brillanti
quando uno cade
è il suo rialzarsi
che lo rende un vero eroe!”

La mia bimba sta diventando grande... La mia Bluetta, degna erede di Fucsiawonderbra!

martedì 2 maggio 2017

"Raggio di Sole"


Pensavi fosse stato un po' più facile
Quello che tutti hanno chiamato vivere
Ma quando sotto i piedi il mondo cade
Diventerà impossibile restare in verticale...
E resti ad aspettare sotto il temporale
La pioggia sa confondere le lacrime
Ma guardami amore mentre canto la nostra canzone
Scusami amore se ogni tanto mi trema la voce
Ricordati amore che la vita è un RAGGIO DI SOLE
e di notte no, non si muore no, non si muore no, non si muore mai”

Lorena perché Raggio di Sole? Perché è luce, perché riscalda, ti mette di buonumore, dà energia e fa star bene. 
Le mando un messaggio venti minuti dopo che l'ho lasciata. 
Abbiamo parlato un'ora e mezza come due vecchie amiche che si conoscono da anni. Fra chemioamiche mi rendo conto che è particolarmente facile. Condividiamo un gelato vegan e un fondente zero, lasciamo entrambe la cialda nella coppetta. Parliamo liberamente di chemio rosse, interventi, ricostruzioni. Non servono grandi preamboli, tutto quello che c'è stato prima lo conosciamo entrambe. Lorena lo conosce molto meglio di me. È una guerriera, una veterana, una donna fortissima che ha trasformato le cicatrici in determinazione e grinta ma soprattutto in solidarietà. 
Perchè quando cammini a piedi nudi fra i cocci, ti preoccupi per chi percorrerà ancora quella strada.
La mia vita è stata presa, capovolta, stravolta, centrifugata. Ne sta uscendo un arcobaleno multicolor di idee, iniziative, proposte.
Avevo bisogno di incanalare il tutto in un gruppo che capisse, che avesse camminato su quei cocci. Lorena ha risposto subito al mio appello. Lorena e il suo Raggio di Sole, che organizza incontri, che raccoglie esperti, Raggio di Sole e la palestra, la piscina, il nordik walking...
Parlando con Lorena mi accorgo di star uscendo da quel guscio, metto da parte le insicurezze e lascio spazio al “si può fare, andiamo avanti, andiamo oltre”
Quel che ne uscirà è per ora un'incognita... Ho un sacco di idee supportate da un team che fa il tifo per me, Michela in primis. Io ci metto il cuore, l'anima, il cervello e la mia indescrivibile incapacità di tacere le emozioni.

Proteggimi dalle paure col tuo scudo
Quelle spade non aspettano un minuto
ma se il nemico sarà forte chiedi aiuto
Nessuna guerra è stata vinta mai da un solo uomo
E ogni sogno che risponde l'universo
Per questa notte puoi dormire sul mio petto
I nostri cuori insieme formano un esercito
senti il mio battito sotto al tuo battito

Ricordati amore che la vita è un Raggio di Sole”

Quando arriva anche Flavia abbiamo finalmente creato quel primo piccolo esercito. Perchè è vero, se il nemico è forte, bisogna chiedere aiuto e nessuna guerra è stata vinta mai da un solo uomo.
Flavia è più fragile, più stanca. Mi chiede dove trovo tutta questa energia e dentro di me mi proietto fra cinque, sei anni... La chemio ti trita, prosciuga.
L'energia è una fonte rinnovabile, ma va curata, cresciuta e premiata. Forse in questo momento il nemico per Flavia è solo troppo rompiballe... ma l'energia può essere contagiosa. Dopo cinque minuti anche Flavia ride, ed è bellissima quando ride.
Io ci metto del mio, ci metto i miei cazzuti 36 anni, ci metto l'impegno a non mollare, ci metto il nome, la faccia... perchè i nostri cuori insieme formano un esercito ma soprattutto voglio che la vita sia un “Raggio di Sole”

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