Un attimo. Un attimo preciso e indelebile. Un attimo in cui il cuore ti si ferma, i brividi invadono ogni angolo della tua pelle, ti si gela il sangue e la mente si offusca, le orecchie fischiano e le mani cominciano a sudare. In quell'attimo si cancella tutto e rimani solo tu e un profondissimo silenzio anche se intorno a te tutto continua a scorrere. Di quell'attimo rimane un nome e un cognome, il tuo e una diagnosi che ti marchia.
Quello che succede dopo è soggettivo. E' così intimo e privato che nessuno può comprenderlo, nemmeno chi ti ama, chi ti sopporta sempre, chi ti è sempre rimasto affianco.
Quindi non ci è dato capire, non ci è dato giudicare, non ci è dato nemmeno provarci...
Chi sale sulle montagne russe può chiudere gli occhi e tapparsi la bocca oppure può sollevare le mani e urlare a squarciagola.
Siamo tanti, splendidamente diversi, ognuno con le proprie battaglie, ognuno con le proprie montagne da scalare. Non c'è montagna più alta, sentiero più complicato o mulattiera meno battuta. Quando metti quello zaino sulle spalle e calzi i tuoi scarponi, lo sforzo più grande è alzare la testa e cominciare a camminare.
Quindi puoi cantar vittoria, puoi chiuderti in un silenzio e mascherare il dolore, puoi scoprire che fare a brandelli quel dolore e condividerlo con la gente ti fa star bene, puoi trasformarlo nel tuo riscatto o scegliere di non farti sopraffare e continuare la tua vita, come puoi, come meglio riesci senza dare a vedere le tue lacrime, i tuoi traguardi o le tue cadute.
Quello che intercorre tra quell'attimo malefico e il tuo essere in questo istante lo sai solo tu.
E' una battaglia che non hai scelto, è un fantasma che non volevi incontrare.
C'è chi si piega, chi lo maledice, chi piange e bestemmia, chi piange e si asciuga le lacrime, chi affoga il dolore nello Xanax, nel Plasil e nel Toradol.
E poi c'è chi ci sbatte talmente forte il muso da deformare il proprio viso in un sorriso.
Cosa accomuna tutte queste donne? Un attimo, un maledetto e fottutissimo attimo che cambia per sempre la tua vita... come... non ci è dato saperlo. Ma è ancora vita e merita di essere vissuta.
Il mio pensiero, oggi, va a tutte noi: meravigliose, sensibili, forti o fragili, piegate o armate, arrese o incazzate, comunque a noi. E a quell'attimo, quel maledetto e fottutissimo attimo che ha messo il punto e ha mandato a capo la nostra vita.