domenica 18 febbraio 2018

Un attimo



Cos'hanno in comune Nadia, Claudia, Daria, Luisa, Francesca, Sabrina, Federica, Milly, Giulia, Paola, Marta, Cristina, Giorgia..?
Un attimo. Un attimo preciso e indelebile. Un attimo in cui il cuore ti si ferma, i brividi invadono ogni angolo della tua pelle, ti si gela il sangue e la mente si offusca, le orecchie fischiano e le mani cominciano a sudare. In quell'attimo si cancella tutto e rimani solo tu e un profondissimo silenzio anche se intorno a te tutto continua a scorrere. Di quell'attimo rimane un nome e un cognome, il tuo e una diagnosi che ti marchia. 
Quello che succede dopo è soggettivo. E' così intimo e privato che nessuno può comprenderlo, nemmeno chi ti ama, chi ti sopporta sempre, chi ti è sempre rimasto affianco. 
Quindi non ci è dato capire, non ci è dato giudicare, non ci è dato nemmeno provarci...
Chi sale sulle montagne russe può chiudere gli occhi e tapparsi la bocca oppure può sollevare le mani e urlare a squarciagola. 
Siamo tanti, splendidamente diversi, ognuno con le proprie battaglie, ognuno con le proprie montagne da scalare. Non c'è montagna più alta, sentiero più complicato o mulattiera meno battuta. Quando metti quello zaino sulle spalle e calzi i tuoi scarponi, lo sforzo più grande è alzare la testa e cominciare a camminare. 
Quindi puoi cantar vittoria, puoi chiuderti in un silenzio e mascherare il dolore, puoi scoprire che fare a brandelli quel dolore e condividerlo con la gente ti fa star bene, puoi trasformarlo nel tuo riscatto o scegliere di non farti sopraffare e continuare la tua vita, come puoi, come meglio riesci senza dare a vedere le tue lacrime, i tuoi traguardi o le tue cadute. 
Quello che intercorre tra quell'attimo malefico e il tuo essere in questo istante lo sai solo tu. 
E' una battaglia che non hai scelto, è un fantasma che  non volevi incontrare. 
C'è chi si piega, chi lo maledice, chi piange e bestemmia, chi piange e si asciuga le lacrime, chi affoga il dolore nello Xanax, nel Plasil e nel Toradol.
E poi c'è chi ci sbatte talmente forte il muso da deformare il proprio viso in un sorriso. 
Cosa accomuna tutte queste donne? Un attimo, un maledetto e fottutissimo attimo che cambia per sempre la tua vita... come... non ci è dato saperlo. Ma è ancora vita e merita di essere vissuta.
Il mio pensiero, oggi, va a tutte noi: meravigliose, sensibili, forti o fragili, piegate o armate, arrese o incazzate, comunque a noi. E a quell'attimo, quel maledetto e fottutissimo attimo che ha messo il punto e ha mandato a capo la nostra vita. 

martedì 13 febbraio 2018

Vorrei una vita normale


Pubblicato da Claudia Guido
"Mi piace" aggiunto alla Pagina · 7 febbraio 
 
Avrei preferito scrivere un blog sulle incredibili capacità di una donna di improvvisare una cena con tre ingredienti non solidi nel frigo, sui lavoretti ammazza pomeriggi noiosi per bambini adrenergici o un bellissimo blog per shopaholic e make up designer.
Avrei voluto raccontarvi di viaggi zaino in spalla, di paradisi dei gourmet o di cantine inesplorate.
Mi sarei dilettata volentieri in disquisizioni sugli ultimi libri di narrativa, sui cineforum di film pakistani o su tutte le serate di Stefano Accorsi a teatro.
Invece no.
Invece mi ritrovo a raccontarvi di sfighe, terapie, ospedali e segni e sintomi. A volte mi compiango, a volte mi derido, a volte mi prendo in giro. A modo mio, sempre e solo a modo mio.
A volte vorrei solo una vita normale, una normale e banalissima e tranquillissima e piattissima vita normale.
Vorrei lamentarmi della cellulite, che ho... Della ciccia, che ho... Del vestito non abbinato o della cena bruciata.
Vorrei non avere paura. Paure che prima neanche avevo. Perché adesso mi manda nel panico la sala d'attesa del centro prelievi, la programmazione dei follow up. L'incertezza, l'eterna, lunghissima e perenne incertezza.
Così mi trovo anch'io a infilarmi nel letto, coprirmi la testa col mio sofficioso piumone nuovo, nascondere tutto, anche il ciuffo che spunta e piangere. Piangere, piangere così tanto da singhiozzare e bagnarmi la maglia. Con la voglia di farmi abbracciare, di farmi stringere e sentirmi ripetere all'infinito che andrà tutto bene. Non passerà, ma andrà tutto bene e sì, piangi, piangi ancora, tanto niente laverà quel sorriso, quello che sfodero ogni giorno. Perché quella è l'unica corazza che può difendermi dalla paura.
Ognuno di noi ha un rifugio, in cui mettersi a nudo, per non mentire... Soprattutto a se stessi.

259 secondi

Pubblicato da Claudia Guido
"Mi piace" aggiunto alla Pagina · 1 febbraio 
 
Step 4 o 5 o 6... E chi se lo ricorda più quanti step abbiamo fatto. É solo un altro di quella infinita lista dei DA FARE. Il nuovo step si chiama Radioterapia, arriva dopo un lungo corridoio sotterraneo, dopo una sala d'attesa colorata e viva di sguardi, parole, libri, tv accesa e porte che continuano ad aprirsi e chiudersi. Non ho più fretta, non ha senso. Arrivo, mi tolgo il cappotto, appendo il mio turbante colorato acchiappa sguardi curiosi, mi siedo sulla mia seggiolina e respiro piano, a fondo, aspettando il mio turno.
La giornata è così lunga e impegnativa che quello starmene seduta a contare i respiri è tutto sommato piacevole. Sto incastrando vita, lavoro, passioni e cure in un vortice convulso di lancette che scorrono. Ho preteso di non iniziare la mia giornata senza aver prima salutato a dovere i miei grandi amori, ho deciso di dare alla mia mente lo spazio necessario per ricominciare ad apprendere, mi sono data l'opportunità di ritarare le competenze e di rimettermi in gioco. Macino chilometri e giga in Spotify, cantando a squarciagola le mie canzoni fra un paese e l'altro.
Poi arrivo qui, mi sdraio sul mio lettino duro, alzo le braccia, incrocio le dita e lascio che le radiazioni facciano il loro dovere. Brucio, brucio tutto. Brucio quel che resta, anche quell'immagine distorta di me che vedo allo specchio mentre spalmo la crema, perché è solo un altro step da aggiungere ai miliardi di step fatti finora e prima o poi quello specchio restituirà un immagine che mi vada a genio.
"Rilassi le braccia, rilassi le spalle..." io conto fino a 259... Mi rubi ancora 259 secondi al giorno... Ma tutto sommato mi hai dato un'eternità che non conoscevo.

Pubblicato da Claudia Guido
"Mi piace" aggiunto alla Pagina · 1 febbraio 
 
Step 4 o 5 o 6... E chi se lo ricorda più quanti step abbiamo fatto. É solo un altro di quella infinita lista dei DA FARE. Il nuovo step si chiama Radioterapia, arriva dopo un lungo corridoio sotterraneo, dopo una sala d'attesa colorata e viva di sguardi, parole, libri, tv accesa e porte che continuano ad aprirsi e chiudersi. Non ho più fretta, non ha senso. Arrivo, mi tolgo il cappotto, appendo il mio turbante colorato acchiappa sguardi curiosi, mi siedo sulla mia seggiolina e respiro piano, a fondo, aspettando il mio turno.
La giornata è così lunga e impegnativa che quello starmene seduta a contare i respiri è tutto sommato piacevole. Sto incastrando vita, lavoro, passioni e cure in un vortice convulso di lancette che scorrono. Ho preteso di non iniziare la mia giornata senza aver prima salutato a dovere i miei grandi amori, ho deciso di dare alla mia mente lo spazio necessario per ricominciare ad apprendere, mi sono data l'opportunità di ritarare le competenze e di rimettermi in gioco. Macino chilometri e giga in Spotify, cantando a squarciagola le mie canzoni fra un paese e l'altro.
Poi arrivo qui, mi sdraio sul mio lettino duro, alzo le braccia, incrocio le dita e lascio che le radiazioni facciano il loro dovere. Brucio, brucio tutto. Brucio quel che resta, anche quell'immagine distorta di me che vedo allo specchio mentre spalmo la crema, perché è solo un altro step da aggiungere ai miliardi di step fatti finora e prima o poi quello specchio restituirà un immagine che mi vada a genio.
"Rilassi le braccia, rilassi le spalle..." io conto fino a 259... Mi rubi ancora 259 secondi al giorno... Ma tutto sommato mi hai dato un'eternità che non conoscevo.
E ogni giorno dopo 259 secondi torno ancora a vivere.

vizio di forma


Pubblicato da Claudia Guido
"Mi piace" aggiunto alla Pagina · 25 gennaio 
 
C'è un vizio di forma, talvolta, in chi ha vissuto esperienze che hanno lasciato segni tangibili nell'anima e nella pelle: si rischia di salire su un piedistallo, sottovalutando ciò che ci sta intorno...
Il mio male è peggiore, il mio male fa più male.
Non mi sento maestra di vita, non ritengo di aver scovato alcuna verità nascosta. Il mio è semplice esercizio quotidiano e applicazione costante di un'unica strategia: causa-conseguenza.
Avevo stabilito un fantastico percorso di vita, avevo fatto il mio disegno e nella mia testa era chiaro, limpido, perfetto.
Giusto... Dovremo avere tutti un disegno in testa, magari più di uno, magari con qualche accezione o variabile ma dovremo avere una galleria degli Uffizi in testa e quelli sono i sogni e dovremo vivere di sogni.
Quello che non consideriamo mai, giustamente oserei aggiungere... sono gli errori, sono le macchie di colore o l'acqua che si rovescia sulla nostra tela perfetta.

Mi ci vuole uno sforzo grande, ogni singolo giorno per accettare il fatto che qualcosa abbia preso a calci e abbia stracciato il mio quadro, ma ogni singolo giorno incontro qualche altro la cui tela è stata macchiata, sfregiata, rigata e la sofferenza è la stessa.

Riuscire a mascherare la macchia, correggere l'errore, stravolgere i colori o semplicemente ripartire da un foglio bianco diventa una virtù che magari renderà ancora più bello, magico e poetico il risultato finale.

Mi ci è voluta molta pazienza ma con calma sto ricostruendo la mia tela. Pochi disegni, timide pennellate ma non è detto che non ne esca un capolavoro.
Intanto io ho riaperto la mia scatola dei colori.
Intanto vi consiglio di tornare a disegnare o continuare... Se non avete mai smesso di farlo, perché nulla rimane immutato, soprattutto la vostra galleria degli Uffizi.

La felicità

Fucsiawonderbra
Pubblicato da Claudia Guido17 gennaio alle ore 21:35

Muoviti che è tardi!
Calzini, felpa e grembiulino, il pettine non serve mai. Sciarpa berretto e giubbino.
Salutiamo papà con un bacio con lo schiocco e via prima che passi il treno.
All'asilo l'ultima coccola, bacino, un'altra coccola, stringimi forte, ti voglio bene. E poi strade nuove per ricominciare.
Succede che la testa si rimette a elaborare, che hai mille altre cose a cui pensare, che per una fetta della tua giornata si ribaltano le priorità e tu diventi altro, finalmente altro.
Per una fetta, solo per una fetta della tua giornata ma è quel che basta per scuotere la polvere dalle tue scarpe, per rimettere in circolo energia positiva e caricarti di cose nuove, cose belle, cose altre.
Per una fetta, solo per una fetta, perché poi quando risali in macchina, ritorni tu con la radioterapia che non ha ancora chiamato, con le consulenze quotidiane fra chemioamiche, con l'attenta analisi dei segni e sintomi e il solito incredibile, irrefrenabile e caotico tram tram di una super mega iper mamma.
Ma intanto per una fetta della tua giornata hai vissuto e lo hai fatto così pienamente da non poter ringraziare ogni giorno quel sole che torna a nascere!

Glitter


Fucsiawonderbra
Pubblicato da Claudia Guido30 dicembre 2017
Stendo vernice rossa e glitter e compro gadget luccicanti finché strappo una ad una le pagine di un calendario che vorrei bruciare.
Poi mi fermo sulle pagine stropicciate di matita cancellata e biro sbavata e ripercorro uno ad uno attimi che sembrano scolpiti sulla pelle.
Sulla pelle resta tutto non solo quelle due quasi S che mi solcano in pieno petto.
Sulla pelle un anno che non posso bruciare perché mi ha cambiata a tal punto che ormai la nuova me mi sta anche quasi simpatica.
E allora metto via, ordinatamente, i momenti tristi e di sconforto e tengo solo il buono per costruire mattoncino dopo mattoncino la nuova base da cui partire.
Aspetterò, forse invano che tutto questo diventi solo un ricordo lontano.
Tornerò invisibile fra gli invisibili e riempirò le mie giornate di carta, zaini di scuola e buste della spesa.
Guarderò ogni sera il tramonto sognando una nuova alba e impasteró pizza e cuoceró torte di mele. Mi inventerò un lavoro nuovo perché solo quattro mura mi stanno strette e continuerò a scrivere, su fogli, pc, muri e carta igienica perché mi fa stare di un bene pazzesco e guarderò le nuvole ascoltando musica nelle cuffiette come quando avevo 15 anni perché adoro camminare e cantare e rido quando mi guardano cantare.
Correggeró compiti e congiuntivi, farò la lavatrice e mi arrabbieró se le scarpe non sono nella scarpiera ma poi, in silenzio, mi farò una grassa risata perché si vive benissimo anche mangiando insalata, si vive benissimo anche con i letti da fare, le camicie non stirate e le scarpe sparpagliate ma questo sarà il mio segreto per vivere bene.
Vivere, vivere bene è un'altra cosa...
E questo non posso metterlo via...
Quindi invisibile fra gli invisibili stracceró un foglietto ogni giorno dal calendario della mia vita ma non ne butterò nessuno, li riporró con cura fra i regali più preziosi. Ogni giorno... Ogni singolo giorno.