venerdì 21 aprile 2017

In oncologia sono solo Claudia


Quando entro nel reparto di oncologia dimentico di essere un'infermiera.
Poi l'occhio della strumentista maniacale mi cade inevitabilmente sul carrello della terapia, sugli aghi cannula colorati, sulle pompe infusionali che suonano ogni due minuti, sul laccio emostatico che comprime il braccio, sulla vena prescelta. Mi piace osservare i dettagli, la disposizione dei disinfettanti, il colore dei farmaci nei deflussori, le etichette ordinate appiccicate alle sacche d'infusione, le espressioni sul viso di chi come me ha scelto una professione così difficile e logorante ma anche così totalizzante e intensa.
L'oncologia è il reparto più bello che io abbia mai visto.

Mai e poi mai... e poi mai... l'avrei potuto pensare.

Proprio là dove la gente lotta contro i mostri più grandi trovi sempre un sorriso. Gli infermieri hanno fretta, hanno miliardi di cose da fare, campanelli che suonano, consulenze, visite ed esami da archiviare, vengono chiamati e interrotti ogni tre secondi, ma quando si avvicinano al tuo letto, alla tua poltrona il tempo si blocca. Non se ne vanno senza averti spiegato, chiarito ogni dubbio. Se c'è bisogno si fermano, si siedono accanto a te e ascoltano.

In anni di sala operatoria ho dimenticato come si fa ad ascoltare.

Sento i suoni, avverto i comandi, ma quante poche volte mi sono fermata ad ascoltare una storia, a capirne il vissuto e quando l'ho fatto ho avuto si e no al massimo dieci minuti a disposizione.
C'è un continuo via vai di visi pallidi e passi lenti, teste scalze e facce di luna. Mi mimetizzo o forse no. Non so. Io non esco senza trucco. Ho imparato a valorizzare tutto. Il tempo, le giornate, il mio viso, il mio corpo. Tutto ciò che di bello mi rimane...
Saluto Giulia in entrata, lei ricambia sempre. Attraverso quel corridoio di quadri colorati, mi stendo sul mio letto e lascio che le flebo asfaltino il mio corpo.
Assecondo. Dormo, mi risveglio, leggo, chatto, rido. Il tutto dura circa quattro ore.
Fuori dalla finestra brilla il sole, in lontananza le montagne. C'è tutta una vita là fuori ma ce n'è altrettanta qui dentro, intrappolata in corpi che non hanno scelto di essere qui.
Ci vediamo fra 21 giorni, all'inizio sarà così. Quattro infusioni ogni 21 giorni e poi dodici infusioni, una a settimana.
Sarà lunga, lunghissima.
Imparerò a memoria la trama del tessuto della sedia a fianco al mio letto, l'azzurro pastello del copriletto, il passo leggero dell'infermiera, la risata in lontananza del medico, gli occhi socchiusi, gli sguardi spaventati ma mai arresi dei miei compagni di sventura.
In oncologia non sono Claudia l'infermiera.

In oncologia sono solo Claudia e loro sono i miei nuovi chemioamici. 

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