Camminiamo piano io e la
mia principessa. Ho appena parlato con la maestra. In classe si fanno
i dispetti, ma sono bambini.
Quella è una rompina.
Lui è un monello.
Matilde è una “suocera”.
Non la difendo quasi mai e
questo la fa arrabbiare. Parto dal presupposto che non si mina
l'autorità delle figure di riferimento. Insegno pallavolo da tanti
anni ed esigo rispetto. Dal rispetto nasce l'affetto, la passione per
quello che fai e la voglia di costruire coi bambini qualcosa di unico
e speciale come unico e speciale è ciascuno di loro.
Ma abbiamo parlato anche
di me. Ho già condiviso con le insegnanti il mio percorso
terapeutico. Voglio che siano informate, voglio frasi univoche e
messaggi rassicuranti nei confronti dei miei bambini. Due sono le
parole da non usare. Per tutto il resto: mamma ha un problema, mamma
fa una cura, ma la cura per quanto brutta servirà per farla star
meglio.
Siamo sole io e lei...
Trascina il suo trolley e
con le guance arrossate mi chiede cosa ha detto la maestra. Le ripeto
con calma tutto. “Ricordati sempre di essere educata e gentile, non
voler per forza rivendicare, non devi avere sempre l'ultima parola”.
Finchè lo dico mi sembra di avvertire il timbro della voce di mio
padre... mi diceva le stesse identiche cose.
La stringo più
forte:
“Sai che mamma sta
facendo delle cure e che queste cure saranno lunghe e faticose.
Sai che a volte sarò
stanca, molto stanca, a volte avrò nausea e magari non sarò attiva
e pimpante come sempre”.
Lei mi guarda e asserisce,
tranquilla.
“C'è un altro
problema... Queste cure fanno anche diventare i capelli brutti, così
brutti che potrebbero cadere”.
Si blocca. I suoi occhi
grigioverdeblu si riempiono di lacrime che piano piano cominciano a
rigargli i viso.
“Non piangere, metteremo
dei foulard, potremo fare shopping e comprare insieme bandane e
cappelli”.
Matilde continua a
piangere, non mi guarda, mi chiede perchè, perchè... non sente più
niente, la sua testolina si è bloccata su quell'immagine di mamma
brutta e pelata e non vuole accettarlo.
Io mi sento impotente.
Poi ci provo e tiro fuori
un:
“Da grande non volevi
fare la parrucchiera?”
All'improvviso si ferma,
si asciuga lacrime e naso col dorso della mano.
“Potresti tagliarli tu.”
Nel suo viso si apre
finalmente un sorriso.
Ho ucciso il mostro paura,
gli ho fatto lo sgambetto.
Sembra eccitata dall'idea,
è partita per uno dei suoi voli pindarici.
“Mamma, prima potrei
farti un caschetto, poi li accorcio tutti, poi ti faccio la cresta e
alla fine li rasiamo tutti... come papà, Figo!!! Lo facciamo
subito?”
Dopo due ore di forbici e
capelli sparsi per tutto il salotto Giacomo si avvicina, mi accarezza
la testa, due, tre, quattro volte.
“Sei bellissima mamma...
sembri l'antico supremo!”
Matilde mi guarda schiva.
“Non so se mi piacevi
più prima o adesso, comunque ti dona il mio taglio!”
Antonio mi abbraccia e mi
sussurra all'orecchio che sto benissimo e che se lo sapeva me li
faceva rasare prima.
Poi mi ha detto tante
altre cose... ma sottovoce... lontano da piccole orecchie curiose!
Non poteva che essere così tua figlia forte e determinata come la mamma. ...e magari vengo anche io a farmi tagliare i capelli da lei così divento bella pure io😉
RispondiEliminaMatilde e' la mia principessa, forte nella battaglia! Vieni quando vuoi... Ti aspettiamo!
RispondiEliminaSolo che non abbiamo mezze misure 😂😂😂