La mia vita è un Basquiat.
Ho preso una tela bianca e ci ho
buttato dentro tutto.
Ho versato e mescolato con le mani i
colori, l'allegria, la gioia e la voglia di vivere, c'erano i giorni
gialli, verdi e azzurri. C'erano le corse in cortile, le recite a
teatro, gli amici e i salti con l'elastico. La palla che passava al
di qua e al di là della rete. C'era una bambina cicciotella e goffa,
i giorni grigi e le lacrime. Una stanzetta viola in cui raccontarsi
tutto, montagne di diari e di libri da interpretare. C'erano le
certezze, la Uno della mamma che apriva il cancello alle sette di
sera e io che dalla scrivania vedevo papà nel vialetto dell'orto.
C'era mio fratello nella stanza a fianco e un muro di parole non
dette cresciuto mattone su mattone per poi sgretolarsi come gesso il
giorno in cui in quel vialetto papà non c'era più. C'era la nonna,
per qualsiasi cosa c'era la nonna. Per il the con gli spicchi di
sole, per la pasta col ragù o la minestrina di verdura, le mentine
nel fazzoletto e i cassetti dei ricordi, con le foto in bianco e nero
e le madonnine di Lourdes.
C'era il rosso delle estati pazze, le
fughe lontane senza un soldo in tasca, i segreti da non dire, le
scorribande e la voglia di redenzione.
Suoni, fotografie e disegni stilizzati.
Migliaia di visi che si intrecciano.
La mia vita è un Basquiat, un mix
sconnesso e confuso ma sempre poetico e sensibile.
Niente e nessuno ha incrociato la mia
strada senza lasciarne un segno indelebile.
Come graffi sulla tela. Gli amici che
ho perso, gli amori che ho lasciato andare, l'aggrapparsi a Dio e
ritrovarsi sola e sentirne il vuoto.
Ci sono i tratti decisi, i punti fermi.
Le certezze. L'amore che mi sostiene. La famiglia che ho cercato, ho
voluto, ho costruito e che giorno dopo giorno ritocco, miglioro,
sfumo ma che resta il soggetto principe della mia opera d'arte.
La mia vita è un Basquiat, uno
scarabocchio impertinente e contraddittorio, un'altalena di energia,
paura, frenesia e voglia di serenità. Una ricerca continua.
E poi c'è lui.
Che incombe nella mia opera d'arte come
un'ombra inquietante. C'è, anche se non voglio pensarci, anche se
ogni giorno vivo lasciandogli lo spazio di un attimo, anche se l'ho
disegnato come un drago, anche se ai bambini non fa più troppa
paura. Lui c'è e porta il nero, le macchie, gli strappi e la
consapevolezza.
È la canzone triste nella mia
playlist, è lo sguardo cupo negli attimi di assenza, è il mio
“preferisco star da sola, grazie!”.
Lui c'è, non lo posso cancellare dalla
tela.
La mia vita è come un Basquiat. Una
tela caotica, in cui trovare anni dopo, parole scritte, cancellate e
riscritte sotto la crosta dura dell'acrilico.
Comunque un opera d'arte.
“Io
non penso all’arte quando lavoro. Io tento di pensare alla vita.”
(Jean-Michel
Basquiat)
Nessun commento:
Posta un commento