martedì 5 settembre 2017

Basquiat


La mia vita è un Basquiat.
Ho preso una tela bianca e ci ho buttato dentro tutto.
Ho versato e mescolato con le mani i colori, l'allegria, la gioia e la voglia di vivere, c'erano i giorni gialli, verdi e azzurri. C'erano le corse in cortile, le recite a teatro, gli amici e i salti con l'elastico. La palla che passava al di qua e al di là della rete. C'era una bambina cicciotella e goffa, i giorni grigi e le lacrime. Una stanzetta viola in cui raccontarsi tutto, montagne di diari e di libri da interpretare. C'erano le certezze, la Uno della mamma che apriva il cancello alle sette di sera e io che dalla scrivania vedevo papà nel vialetto dell'orto. C'era mio fratello nella stanza a fianco e un muro di parole non dette cresciuto mattone su mattone per poi sgretolarsi come gesso il giorno in cui in quel vialetto papà non c'era più. C'era la nonna, per qualsiasi cosa c'era la nonna. Per il the con gli spicchi di sole, per la pasta col ragù o la minestrina di verdura, le mentine nel fazzoletto e i cassetti dei ricordi, con le foto in bianco e nero e le madonnine di Lourdes.
C'era il rosso delle estati pazze, le fughe lontane senza un soldo in tasca, i segreti da non dire, le scorribande e la voglia di redenzione.
Suoni, fotografie e disegni stilizzati. Migliaia di visi che si intrecciano.
La mia vita è un Basquiat, un mix sconnesso e confuso ma sempre poetico e sensibile.
Niente e nessuno ha incrociato la mia strada senza lasciarne un segno indelebile.
Come graffi sulla tela. Gli amici che ho perso, gli amori che ho lasciato andare, l'aggrapparsi a Dio e ritrovarsi sola e sentirne il vuoto.
Ci sono i tratti decisi, i punti fermi. Le certezze. L'amore che mi sostiene. La famiglia che ho cercato, ho voluto, ho costruito e che giorno dopo giorno ritocco, miglioro, sfumo ma che resta il soggetto principe della mia opera d'arte.
La mia vita è un Basquiat, uno scarabocchio impertinente e contraddittorio, un'altalena di energia, paura, frenesia e voglia di serenità. Una ricerca continua.
E poi c'è lui.
Che incombe nella mia opera d'arte come un'ombra inquietante. C'è, anche se non voglio pensarci, anche se ogni giorno vivo lasciandogli lo spazio di un attimo, anche se l'ho disegnato come un drago, anche se ai bambini non fa più troppa paura. Lui c'è e porta il nero, le macchie, gli strappi e la consapevolezza.
È la canzone triste nella mia playlist, è lo sguardo cupo negli attimi di assenza, è il mio “preferisco star da sola, grazie!”.
Lui c'è, non lo posso cancellare dalla tela.
La mia vita è come un Basquiat. Una tela caotica, in cui trovare anni dopo, parole scritte, cancellate e riscritte sotto la crosta dura dell'acrilico.
Comunque un opera d'arte.


Io non penso all’arte quando lavoro. Io tento di pensare alla vita.” (Jean-Michel Basquiat)

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