mercoledì 28 giugno 2017

I miei amici



Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso. (Anne Herbert)
Chiedete per favore, bussate prima di entrare, ringraziate, sorridete. Fermatevi sulle strisce, fate un cenno quando vi lasciano passare, non pestate i piedi. Giocate con i bambini, dedicate del tempo agli altri, sporcatevi le mani. Cucinate una torta solo per far felici i vostri figli e regalatene un quarto, piantate dei fiori in giardino, coccolate i vostri animali. Sorprendetevi a giocare, portate rispetto. Puntate sempre al meglio per voi e per gli altri... senza spingere, rispettate le file, non arrabbiatevi troppo. Imparate a perdonare.
Fate del vostro meglio, a casa, al lavoro. Imparate l'arte dell'attesa, coltivate un sogno. Gioite del bello, lasciatevi stupire.
Disegnate, scrivete poesie, cantate la vostra canzone, scalate montagne e contemplate tramonti. Mandate una cartolina, ricordatevi ogni giorno di chi vi vuole bene e anche di chi non ve ne vuole.

Sono sempre stata un'iperattiva rompipalle. Ho sempre fatto i compiti, non ho mai barato, quasi mai o almeno non ne ho ricordo. Non ho mai sgomitato, ho sempre aspettato il mio turno e il più delle volte il mio turno non è mai arrivato. Ho sempre cercato di fare del mio meglio, il che non significa che io abbia sempre fatto bene. Ho sbagliato, spesso, sono caduta, a volte, ma ho continuato.
Penso però che nella vita ognuno raccoglie ciò che ha seminato. Beh... mi sa che ho seminato bene.
Mi commuovono le testimonianze d'affetto.
Mi commuove chi cammina con me, chi partecipa, chi si adopera, chi si mette in gioco.
Domenica c'erano gli amici di una vita, quelli del bar Giardini, dell'Amnesia, del Vecchio e dell'Art. Quelli delle partite di calcetto, delle scorribande, delle feste, quelli delle transenne in patronato, quelli delle corriere e del pesce al mare, quelli che conosci da quando eri grande così, quelli degli anni critici, quelli del Torrino, quelli della Fulgor, delle sagre a Lugo, quelli che si divertivano ancora quando tu te ne stavi a casa a cambiare pannolini, quelli che hanno sempre fatto festa con te nonostante i pannolini e i biberon, quelli che sono diventati mamme e papà favolosi, quelli che restano eterni bambini. Gli amici nuovi, gli amici che non avresti mai creduto ma che adesso sono così importanti, vicini, vitali da soffrirne la lontananza o l'assenza, gli amici degli amici.
Domenica c'era una fetta di vita talmente bella e importante da far squarciare il cielo.
Anche il tempo si è inchinato per una buona causa.
Ha piovuto tutta la pioggia che doveva, ha rinfrescato quel che basta per consentirci di giocare poi è brillato il sole.
Il resto lo hanno fatto loro mettendo in campo tutta la loro gentilezza e un'incommensurabile quantità di atti di bellezza non proprio priva di senso.
Il senso c'era ma non ero io, non era il drago, non era il cancro. Voglio credere sia stato solo un ottimo pretesto per stare insieme, per ricordarci quanto fa bene farlo e quanto siamo più forti se rimaniamo uniti. Perchè i miei amici non si vedono nel momento del bisogno, i miei amici ci sono... e basta.

Grazie.

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