E'
lunedì mattina.
Ci
sono ancora tante tessere del puzzle da mettere al loro posto, ma
devo cominciare. Per prima cosa, non posso strumentare. Ho un
centinaio di goccette di Xanax in circolo da sabato ad oggi. Le mani
mi tremano e i sensi sono ovattati. Confesso al mio caposala che non
sono esaurita, che non fumo le canne, che non ho problemi di
alcolismo ma che sto facendo accertamenti e sono psicolabile. Gli
chiedo un po' di tempo e in tutta coscienza mi sospendo dalle
attività di sala e mi presto a tutto. Posso fare le pulizie,
riordinare registri, posso anche chiudere i sacchi della spazzatura
se serve... ma tenetemi qui, vi prego!
Lui
non fa una piega, ha già capito e mi asseconda.
Per
prima cosa devo parlare con Pierino. Ecco, in questo sono fortunata.
Sono una delle strumentiste più stronze che conosco, non ne taccio
una e sono il terrore dei novellini con la mia maniacale sterilità,
la mia proverbiale passione per l'acciaio chirurgico brillante. Mi
piace la chirurgia, mi piace fare, sapere, conoscere e toccare con
mano. Ho un'innata curiosità e mi piace passare il ferro giusto
prima che mi venga chiesto. Mi piace vederci dentro, nel senso
letterale del termine. Mi piacciono le suture pulite, l'anatomia
chiara. Dopo quindici anni mi meraviglio ancora di fronte al
megainterventazzo in laparoscopia con quattro microscopiche
incisioni, all'arteria rivascolarizzata, al calcolo polverizzato.
Sono
stronza... Ma mi vogliono bene.
Pierino
è un amorevole rompiballe dal cuore d'oro... Non mi ha mai negato un
favore e non mi ha mai negato una chiamata notturna in reperibilità,
mannaggia a lui.
Questa
volta è per me , questa volta l'eco è la mia, la biopsia è la mia,
l'istologico che aspettiamo è il mio. Lui annota tutto su un post it
appiccicato alla sua agendina e sottolinea il mio nome. Mi prende in
carico e si fa carico della mia paura. Nei suoi occhi, oltre gli
occhiali leggo già il piano, perchè lui un piano c'è l'ha già.
C'è
una commissione, è un lavoro d'equipe. C'è il chirurgo, il
radiologo, l'oncologo... Lascio fare a lui.
Ci
abbracciamo forte, come si abbracciano due fratelli, come si
abbracciano un padre e una figlia.
“Di
sta roba non ci muoio vero?”
Promettimelo,
giuramelo...
Ho
messo la mia vita, le mie conoscenze, la mia storia nelle loro mani.
Ho chiuso Google e la miniera della paura.
Mi
fido e mi affido!
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