Comincio
a stilare una lista delle cose da fare. Appunto nella mia agenda
visite, orari, nomi. Scrivo tutto con maniacale dedizione, non mi
faccio sfuggire niente.
Lunedì
alle 15 ho una tac total body, alle 14.30 mi devo presentare a
digiuno in oncologia. Martedì devo fare la spesa per la gita di
Giacomo, devo comprare prosciutto, pane morbido senza crosta, succhi
di frutta alla pesca, acqua naturale in formato 250 e i Ringo.
Mercoledì c'è l'ecocardio, giovedì alle 8.15 la visita oncologica.
Venerdì devo preparare l'avviso per il corso nuoto della scuola,
cominciare a raccogliere i nomi dei bimbi e accordarmi con la
piscina. Domenica c'è la festa del minivolley, quindi dobbiamo
trovare arbitri, segnapunti, cercare uno sponsor che ci dia dei
gadget, va allestita la palestra e vanno fatti i cartelloni.
“Sappi
che sabato mattina hai un impegno”
Beh ecco... sabato
mattina effettivamente mi mancava qualcosa!
La mia amica Samu mi
si piazza davanti col suo sorriso disarmante.
“Prima
però serve l'ok dell'oncologo”.
Il mio oncologo lo
conosco il giorno dopo.
Mi siedo composta.
Mi guarda e mi studia.
Abbasso gli occhi
con quel tipico timore reverenziale. Solo mio padre sapeva farmi
abbassare gli occhi. Mi sta subito simpatico.
Parliamo di lui,
parliamo del drago. Mi dice tutto quello che non è, tutto quello a
cui non risponde. Mi dice che è cattivo perchè io sono giovane e
forte ma mi dice che non siamo disarmati. Sarà lunga, faticosa, mi
cospargerà di Napalm.
Avrò nausea, sarò
stanca, stanchissima, mi cadranno i capelli, mi faranno male le ossa,
le unghie, la pelle potrebbe imbruttirsi, mi verranno i brufoli, le
guance rosse, mi sparirà il ciclo, mi verranno le vampate.
Snocciola effetti
collaterali, non mente, non nasconde niente.
Non accenna nemmeno
all'intervento, quello resta un miraggio lontano. Prima dobbiamo
prenderlo, fermarlo, ridurlo.
“Hai
mai letto: Se questo è un uomo?”
Ho un ricordo opaco
ma presente...
“Sai
cosa salvò Levi dal campo di sterminio?”
Il
Gattermann.
Il
Gatterman gli salvò la vita in due modi, facendogli apprendere in
anticipo la lingua di Auschwitz e assicurandogli poi, in Auschwitz,
un lavoro non letale come tecnico di laboratorio.
Ci
vuole la testa Claudia.
Ci
vogliono obiettivi chiari, pensieri positivi, ferma convinzione.
Lui
mi dice che posso andare dove voglio, posso sentire chi desidero,
l'importante è che io comunque gli dica da chi... Vuole avere la
certezza che chiunque altro si possa prendere cura di me, ne sia
all'altezza. Guardo il mio dottore dritto negli occhi. Ho già
accettato tutto.
Mi
serve solo un consenso però...
E
lì torno piccola come davanti a papà.
“Devo
fare un tatuaggio!”
Lui
borbotta, grugnisce... Proprio come il mio papà.
Ok
lo prendo per un sì.
Nessun commento:
Posta un commento