martedì 8 agosto 2017

L'isola felice



Trova la tua isola felice.
Corso di preparazione al parto, cinque anni fa.
Sdraiata sul mio materassino, attorniata da tante pancine, occhi chiusi.
Adriana ci chiede di visualizzare la nostra isola felice. Un luogo in cui trovare pace, essere al sicuro. Un luogo in cui poterci rilassare e recuperare fiato e forza, ci chiede di fissarlo nella mente per poterlo rapidamente recuperare durante il travaglio.
Io non ci riesco. Chiudo gli occhi e li riapro dopo circa dieci secondi. Sbircio le altre, la loro concentrazione, i loro visi rilassati e i mezzi sorrisi. È frustrante.
Va avanti così, fino a quando un giorno Adriana mi ferma a fine lezione e mi chiede quale sia il problema. Naturalmente lo aveva notato.
Il problema è uno solo: appena chiudo gli occhi vedo papà.
Non passano più di tre secondi che il suo bel faccione sorridente mi si piazza davanti e io sto male. Ci soffro tantissimo. Mi guarda dritta e io mi perdo fra le rughe profonde del suo viso e gli enormi occhi neri.
È questa la tua isola felice, risponde lei. Non puoi farla andare via, parti con lei.
Papà ci ha lasciati da pochi mesi, riempire il suo silenzio è una missione quotidiana. Riempire il vuoto della sua immagine in salotto, nell'orto, nel campo da calcio. Riempire la testa di altro per non pensare a quanto dolorosa sia la sua assenza.
E lui che fa? Si prende la mia isola felice.

La lezione successiva ci provo e parto con lui.
Chiudo gli occhi e lui è lì. Con la sua polo bianca ingiallita, il colletto rivoltato dall'usura.
Piango, un po', lui mi prende per mano e come per incanto finalmente mi alzo.
Dalla mia posizione non potevo vedere la meraviglia intorno a me. Camminiamo piano in riva al mare e la mia mano nella sua mano è piccola. Io sono piccola e lui è il mio orso buono. Nella spiaggia non c'è nessuno, il mare si infrange piano sulla sabbia e sugli scogli della caletta vicino. In lontananza un trabucco. Non perdo nemmeno una delle impronte che lui lascia sul bagnasciuga ma le recupero subito. I miei passi sui suoi passi.
E sono felice.
Papà mi ha portato nelle mie spiagge preferite.
E sono felice.

Recupero ancora la mia isola felice, quando ho bisogno di pace.
Negli anni ha assunto connotati diversi, si è arricchita di sfumature e colori nuovi.
Ha il sapore di talco di Giacomino, ha il calore di un abbraccio di Antonio o l'allegria di una corsa in bicicletta con Matilde.
Ci sono curve nella mia mente che mi portano in spazi dove posso trovare pace.
E poi ci sono cieli blu. Terre arse. E gira gira.
Oggi è uno di quei giorni in cui non serve chiudere gli occhi per trovare l'isola felice.
Oggi è uno di quei giorni in cui il silenzio la fa da padrona.
Sono usciti tutti e dall'alto della mia torretta, osservo questa terra.
Vengo qui da quindici anni.
All'inizio la detestavo. Non sopportavo quel clima di eterna attesa. Non trovavo ci fosse nulla di interessante. Io, così abituata a correre, scoprire. Io e i rumori, i neon, le vetrine illuminate, i bar affollati, le sirene in lontananza.
Col tempo ho imparato ad apprezzare le piccole cose. Il sole che brucia così tanto che sembra ardere la pelle, il vento che soffia. Le mille tonalità di azzurro, un azzurro che non vedi da nessun'altra parte. I bambini che giocano nelle strade, il profumo della salsa in cottura, le donne che chiacchierano sulle sedie ai bordi della strada. Gli amici di sempre. Quelli che trovi e ritrovi e ritrovi e non si dimenticano mai di te. Quelli che lasci ad agosto e ritrovi uguali l'anno successivo.
Ora vivrei in questa eterna attesa.
Lascerei sospesa qui la mia avventura. Lontana da tutto, lontana dagli aghi, dal gusto metallico, dall'odore di disinfettante.
Vivrei qui in eterna attesa.
Matilde oggi ha detto a Giacomo che le “gira gira” si chiamano “pale eoliche”.
No amore mio... continua a chiamarle gira gira e continuate a chiedermi di andare a raccogliere le more, di portarvi alla sedia del diavolo o in prateria per cantare le canzoni dei Negrita con la chitarra e aspettare che sia il fuoco delle braci a rischiarare i vostri visi abbronzati dal sole del sud.

Se chiudo gli occhi oggi, questa è la mia isola felice e lui mi sta a guardare, seduto in disparte ma sempre presente.
In silenzio. Sospesa. Senza tempo.



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