martedì 13 febbraio 2018

259 secondi

Pubblicato da Claudia Guido
"Mi piace" aggiunto alla Pagina · 1 febbraio 
 
Step 4 o 5 o 6... E chi se lo ricorda più quanti step abbiamo fatto. É solo un altro di quella infinita lista dei DA FARE. Il nuovo step si chiama Radioterapia, arriva dopo un lungo corridoio sotterraneo, dopo una sala d'attesa colorata e viva di sguardi, parole, libri, tv accesa e porte che continuano ad aprirsi e chiudersi. Non ho più fretta, non ha senso. Arrivo, mi tolgo il cappotto, appendo il mio turbante colorato acchiappa sguardi curiosi, mi siedo sulla mia seggiolina e respiro piano, a fondo, aspettando il mio turno.
La giornata è così lunga e impegnativa che quello starmene seduta a contare i respiri è tutto sommato piacevole. Sto incastrando vita, lavoro, passioni e cure in un vortice convulso di lancette che scorrono. Ho preteso di non iniziare la mia giornata senza aver prima salutato a dovere i miei grandi amori, ho deciso di dare alla mia mente lo spazio necessario per ricominciare ad apprendere, mi sono data l'opportunità di ritarare le competenze e di rimettermi in gioco. Macino chilometri e giga in Spotify, cantando a squarciagola le mie canzoni fra un paese e l'altro.
Poi arrivo qui, mi sdraio sul mio lettino duro, alzo le braccia, incrocio le dita e lascio che le radiazioni facciano il loro dovere. Brucio, brucio tutto. Brucio quel che resta, anche quell'immagine distorta di me che vedo allo specchio mentre spalmo la crema, perché è solo un altro step da aggiungere ai miliardi di step fatti finora e prima o poi quello specchio restituirà un immagine che mi vada a genio.
"Rilassi le braccia, rilassi le spalle..." io conto fino a 259... Mi rubi ancora 259 secondi al giorno... Ma tutto sommato mi hai dato un'eternità che non conoscevo.

Pubblicato da Claudia Guido
"Mi piace" aggiunto alla Pagina · 1 febbraio 
 
Step 4 o 5 o 6... E chi se lo ricorda più quanti step abbiamo fatto. É solo un altro di quella infinita lista dei DA FARE. Il nuovo step si chiama Radioterapia, arriva dopo un lungo corridoio sotterraneo, dopo una sala d'attesa colorata e viva di sguardi, parole, libri, tv accesa e porte che continuano ad aprirsi e chiudersi. Non ho più fretta, non ha senso. Arrivo, mi tolgo il cappotto, appendo il mio turbante colorato acchiappa sguardi curiosi, mi siedo sulla mia seggiolina e respiro piano, a fondo, aspettando il mio turno.
La giornata è così lunga e impegnativa che quello starmene seduta a contare i respiri è tutto sommato piacevole. Sto incastrando vita, lavoro, passioni e cure in un vortice convulso di lancette che scorrono. Ho preteso di non iniziare la mia giornata senza aver prima salutato a dovere i miei grandi amori, ho deciso di dare alla mia mente lo spazio necessario per ricominciare ad apprendere, mi sono data l'opportunità di ritarare le competenze e di rimettermi in gioco. Macino chilometri e giga in Spotify, cantando a squarciagola le mie canzoni fra un paese e l'altro.
Poi arrivo qui, mi sdraio sul mio lettino duro, alzo le braccia, incrocio le dita e lascio che le radiazioni facciano il loro dovere. Brucio, brucio tutto. Brucio quel che resta, anche quell'immagine distorta di me che vedo allo specchio mentre spalmo la crema, perché è solo un altro step da aggiungere ai miliardi di step fatti finora e prima o poi quello specchio restituirà un immagine che mi vada a genio.
"Rilassi le braccia, rilassi le spalle..." io conto fino a 259... Mi rubi ancora 259 secondi al giorno... Ma tutto sommato mi hai dato un'eternità che non conoscevo.
E ogni giorno dopo 259 secondi torno ancora a vivere.

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